I mercati azionari hanno chiuso il mese con un risultato positivo che beneficia dell’ennesimo livello record di Wall St., ma anche dell’andamento degli emergenti e, in minor misura, di Europa e Asia. Aumenta l’attesa delle modifiche alle politiche monetarie da parte delle principali Banche Centrali. Per ora, l’unica certezza rimane la gradualità e la cautela che avrà tale processo. Alberto Zorzi di Arca SGR con il suo consueto commento mensile.
Il mese di luglio ha visto una performance media positiva dell’1,5% sui mercati azionari. I migliori son stati gli emergenti, con +5%; seguono gli States, con nuovi record storici, ed un +2,1% mensile; Europa poco mossa, anche se positiva, con solo +0,4%.
Nel reddito fisso, performance positiva per i mercati a spread (emergenti e corporate bonds) con +0,70% sul mese; di poco sopra lo 0, con appena 0,12%, le perfomance dell’indice globale e di quello dell’area euro. Il rendimento del bund a 10 anni si è portato nuovamente al di sopra dello 0,5% dopo parecchio tempo. Va però considerato il movimento di segno opposto dei bund a 2 anni; saliti ai massimi fino a giugno, sono scesi a luglio di oltre 10 bps.
L’euro si è rafforzato contro le principali valute. Contro il dollaro, c’è stato il breakout al rialzo dal canale laterale che andava avanti da due anni e mezzo. Movimento da osservare con attenzione, perché potrebbe prefigurare una discontinuità sul mercato dei cambi e le asset class in generale.
Le prospettive positive per il ciclo economico sono state nuovamente confermate nell’aggiornamento trimestrale delle previsioni del FMI. C’è in esso un esplicito richiamo al consolidamento della crescita.
Rispetto al rapporto di aprile, c’è una previsione al ribasso della crescita USA. Questo a causa delle difficoltà incotnrate dall’amministrazione Trump nel portare avanti il proprio programma economico. La compensazione è data da marginali revisioni al rialzo per Europa, Giappone e mercati emergenti. Queste variazioni non fanno rivedere le attese sugli sviluppi delle politiche monetarie. Permane la convinzione che verranno utilizzate cautela e gradualità in queste ultime.
Questo vuol dire che in America, dopo l’estate, vedremo un altro rialzo di 1/4 di punto dei tassi di interesse. Si comincerà anche, gradualmente, a ridurre lo stock di titoli acquistato sul mercato.
La BCE proseguirà gli interventi sul mercato a 60 miliardi di euro mensili fino a dicembre. Verosimile che l’ammontare venga ridotto col nuovo anno. La BCE è solita comunicare con largo anticipo le proprie decisioni, ed usa sempre molta prudenza. Verosimile, quindi, che a settembre essa dia indicazioni su come intende muoversi. Calibrandoci sugli States, ci si può attendere una graduale uscita dal programma di acquisti nell’intero 2018. Per un aumento dei tassi ufficiali sopra lo zero, dovremo attendere il 2019, a meno di sorprese particolarmente positive. L’ultima cosa che la BCE vuole è un peggioramento delle condizioni finanziarie.
A settembre ci saranno le elezioni tedesche, e ci saranno all’orizzonte quelle italiane. Tornerà quindi, dopo le vacanze, un rilievo mediatico sul dibattito politico, in particolare quello elettorale, naturalmente molto enfatico.
Non scordiamoci che questo avverrà contestualmente alle manovre sopra accennate dalle banche centrali. Si può quindi affermare che ci sarà un po’ di volatilità in più, ma non significativi cambi di rotta.
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