Stabilità finanziaria. Intervista al VP della BCE Vítor Constâncio | BCE

Una discussione con il vicepresidente della Banca centrale europea Vítor Constâncio sugli attuali rischi per la stabilità finanziaria come evidenziato nell’ultima revisione della stabilità finanziaria della BCE.

Quali sono i rischi principali per la stabilità finanziaria dell’eurozona?

L’economia europea e quella mondiale stanno entrambe crescendo. Questa è una cosa buona per la stabilità finanziaria. Ci sono comunque sempre dei rischi, ovviamente. Quelli attualmente presenti derivano dal fatto che sin dallo scorso settembre i prospetti di maggior crescita e di maggiore inflazione hanno prodotto un profondo cambiamento nei mercati finanziari.

Gli investitori hanno iniziato a comprare più azioni e meno obbligazioni. Questa cosa ha ovviamente prodotto un rialzo delle azioni, contribuendo ad un surriscaldamento delle medesime in alcune zone del mondo; fortunatamente, non in Europa. I bond, al contrario, sono scesi.

Questo è il rischio principale che evidenziamo nella review. Questa caduta dei bond implica perdite per le istituzioni e per altri segmenti del sistema finanziario. Al contempo, questa caduta dei prezzi delle obbligazioni significa un aumento dei tassi di interesse di mercato; anche quest’ultimo fatto aggiunge un elemento di rischio.

Un altro rischio che vediamo è connesso con la bassa profittabilità delle banche come risultato della crescita nominale ancora bassa, e di alcune questioni strutturali.

Un terzo rischio che fronteggiamo è l’ulteriore stress derivante dall’onere di servizio del debito a seguito del tasso di interesse più elevato di mercato. Questo fatto pone delle sfide per adattare la sostenibilità sia al settore privato che a quello pubblico, entrambi profondamente indebitati.

Infine, mettiamo in evidenza un rischio di liquidità nella parte non bancaria del sistema finanziario. Questo perché c’è una crescente mancata corrispondenza tra le scadenze delle attività e le scadenze delle passività.

I prossimi due anni di negoziazioni per la Brexit saranno molto incerti. Come mai siete così ottimisti riguardo al suo impatto per la stabilità finanziaria dell’eurozona?

Ovviamente la Brexit è decisamente importante per il Regno Unito. Ma, proprio perché è una questione eminentemente britannica, ha molto meno significato, in termini di dimensioni strutturali, per il resto d’Europa. Quest’ultima esporta verso il Regno Unito il 4% del PIL totale. Il commercio e gli scambi, ovviamente, non scompariranno con la Brexit.

Se si guarda al lato finanziario, la totalità del finanziamento bancario che verrà via da Londra rappresenta solo l’1-2% del finanziamento esterno totale degli agenti economici nel resto della UE. Molte delle banche che forniscono questi servizi sono banche continentali. Ciò significa che possono facilmente sostituire ciò che proviene dalle filiali britanniche con emissioni dal continente.

Allo stesso tempo, stiamo già vedendo che istituzioni estere che stanno operando a Londra stanno già rilocando nel continente; questo fenomeno continuerà.

Per ciò che concerne il mercato dei capitali, l’emissione di debito od azioni a Londra da parte di aziende del resto della UE rappresentano solo il 10% delle emissioni totali. Il tutto è facilmente assorbibile. Le aziende, ovviamente, continueranno ad emettere debito ed azioni dalla Gran Bretagna, come lo fanno, ad esempio, dagli USA. Ci sarà quindi, chiaramente, una riduzione di queste emissioni, facilmente assorbibile dal resto della UE.

A questo proposito, è decisamente importante sviluppare velocemente il progetto dell’unione del mercato dei capitali. Questo perché è certamente ancor più necessario vista la Brexit e le sue conseguenze.

Come conseguenza di tutto ciò che è stato detto, la Brexit non impatterà significativamente nella ripresa dell’Eurozona.

Chi lo desiderasse può trovare il resoconto completo della FSR al seguente link: Financial Stability Review, May 2017.

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