La seconda puntata di Econotube, la web tv di Econopoly. Si parla di come la concorrenza in Italia resti una bella parola. Dopo circa 1000 giorni di gestazione, la legge che dovrebbe garantire più apertura dei mercati e più vantaggi per i consumatori resta in fase di approvazione, ed è stata svuotata di molti dei provvedimenti più significativi. Ne parlano Carlo Alberto Carnevale Maffè e Alberto Annicchiarico.
Secondo la classifica dell’Indice di Liberalizzazione dell’Istituto Bruno Leoni, l’Italia è in fondo, come purtroppo succede molto spesso. Per questo, ancora di più, il disegno di legge sulla concorrenza sarebbe il provvedimento cardine per andare incontro alle esigenze dei consumatori. Al contempo, ovviamente, si aprirebbe sempre di più il mercato.
Invece, dal 2009, dopo la sua presentazione, e dopo la sollecitazione dell’Antitrust, il documento è ancora in corso di approvazione. Il provvedimento contiene elementi che riguardano le assicurazioni, le banche, i trasporti, l’energia.
E’ un’occasione persa. Tanto tempo perso, molta credibilità del parlamento sprecata. La promessa che era stata fatta era quella di una regolamentazione del mercato aperto, di tutela della concorrenza e di maggiore competizione. Questa promessa si è diluita nel tempo, è stata oggetto di negoziazioni infinite. Infatti il testo iniziale del governo è stato chiaramente diluito e destrutturato. Il risultato finale è un patchwork di tanti provvedimenti senza un filo conduttore.
In alcuni mercati sono stati fatti qualche passo avanti, in altri qualche passo indietro. All’italiana, in altri ancora qualche passo di lato. I passi indietro più gravi sono sul turismo. In un Paese che dovrebbe vivere principalmente di turismo, e che ha bisogno di turismo dinamico, c’è arretratezza enorme nell’utilizzo di Internet come piattaforma di accesso ai grandi mercati mondiali.
Invece di liberalizzare ulteriormente, esiste una norma che consente agli albergatori di fare prezzi più bassi di quelli pubblicati sulle piattaforme online. Improbabile, visto l’ampio uso che si fa dei metamotori di ricerca tipo Trivago, Momondo, Kayak, che un viaggiatore vada sul sito specifico di un albergo. Un tipico esempio, dunque, di concorrenza “sleale”, ed un chiaro segnale protezionista. Un segnale di danno ai meccanismi di concorrenza delle piattaforme online, che devono poter competere alla pari.
Se si impedisce la concorrenza per proteggere politiche di prezzo inefficienti, e certamente non a tutela del consumatore, si fanno due passi indietro.
Nella “guerra taxi-Uber”, si è scelto di tirare il pallone in tribuna. Delega molto vaga al governo, che impegna sì il governo a liberalizzare il mercato, ma senza paletti chiari. Tutto questo risente delle proteste violente di qualche minoranza che ha fatto pressione, anche fisica, sulla politica. Questo è un grave segnale di mancanza di credibilità, chiaramente persa da parte del legislatore. Farsi influenzare dalle “guerre di piazza” per ammorbidire posizioni da parte del legislatore, appunto, è ingiustificabile, ed un pessimo segnale.
Il Parlamento non ha quindi voluto scegliere, sapendo bene che il tema è caldo, ed ha passato la patata bollente al governo. E’ ovvio che non si voglia fermare l’avanzata tecnologica; è altrettanto ovvio che la regolamentazione vada studiata con attenzione. Il mercato specifico (trasporto pubblico non di linea) è in crescita; l’uso delle auto private deve essere ridotto. Deve essere ampliato il trasporto alternativo, particolarmente su rotaia (metropolitana); bisogna dare spazio a forme di mobilità urbana che contemplino l’uso delle tecnologie (car sharing; uso di auto private, magari in connessione con i taxi stessi).
Sì, c’è. L’intervento sul mercato elettrico che finalmente viene pienamente liberalizzato, anche nelle aree che erano rimaste fuori. Si partirà da luglio 2018. Il mercato elettrico finalmente diventerà come quello della telefonia mobile. In quest’ultimo, i prezzi sono diminuiti al doppio della media europea.
Dove il regolatore interviene bene, i consumatori ne beneficiano. Ci sono effetti di investimento e di miglioramento della qualità del servizio. Speriamo che l’effetto sui prezzi e sulla qualità del servizio, che arriverà, convinca il Parlamento ad usare il DDL Concorrenza come un vero strumento di tutela dei consumatori da qui al prossimo futuro.
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