L’intervento del ministro per lo Sviluppo Economico Carlo Calenda all’Assemblea pubblica di Confindustria che si è tenuta il 24 maggio presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma.
L’inizio è stato un commosso pensiero alla tragedia di Manchester. Ha fatto seguito un pensiero sull’attacco ai valori dell’occidente, indebolito al suo stesso interno da movimenti populisti. Ha poi sottolineato nel suo intervento che «riscoprire l’orgoglio e il senso di appartenenza è una battaglia cultura fondamentale per sconfiggere la barbarie».
Il ministro ha poi risposto anche alla proposta del presidente degli industriali. «Concordo con Enzo sulle finalità di un ‘patto per la Fabbrica’ che avvicini la contrattazione all’impresa. E siamo pronti a fare la nostra parte valutando un’ulteriore detassazione sui premi e sul salario di produttività». «Questa è la strada per avere retribuzioni più alte e aumentare la competitività. Non esistono scorciatoie».
Poi c’è stato spazio anche per uno stralcio politico. Il ministro ha parlato anche di elezioni. Bisogna arrivarci «in tempi giusti, evitando l’esercizio provvisorio, dopo aver completato la ricapitalizzazione delle banche in difficoltà; con una legge elettorale che dia, non diciamo certezza, ma la ragionevole probabilità della formazione di un Governo riducendo la frammentazione del sistema politico».
«Fino all’ultimo giorno utile dobbiamo continuare a lavorare con determinazione sull’agenda delle riforme».
«Dobbiamo procedere sulla strada delle privatizzazioni”»; ha poi sottolineato che «non è solo una questione di riduzione del debito. Mantenere il controllo pubblico aprendo il capitale al mercato si è dimostrata una buona soluzione. Lo è stato per Eni, Enel, Leonardo, Fincantieri e altre aziende che rappresentano oggi campioni nazionali capaci di sposare regole di mercato e interesse nazionale».
Il ministro ha tenuto ad evidenziare che «quando la politica ha preteso di mantenere un controllo totale sulle aziende a livello nazionale, come a livello locale, i risultati mi sembrano decisamente meno lusinghieri. Ogni riferimento alla Rai è puramente voluto».
«Il Governo Renzi e quello Gentiloni sono stati i più vicini al mondo delle imprese da molto tempo a questa parte». Nel chiarirlo, ha rivendicato il ruolo svolto dagli ultimi due governi in favore delle imprese. «Il giudizio spetta a voi, ma credo di poterlo sostenere», ha detto facendo poi riferimento alle norme concrete adottate. «Dal taglio delle tasse sulle imprese agli incentivi per gli investimenti; dal piano Industria 4.0 alle riforme, a partire dal “Jobs Act”».
Lo spazio della discussione pubblica, ha sottolineato, «non è riservato ai politici di professione. Lo dico con tutto il rispetto possibile; non ne sono esclusi né i cittadini né i ministri ‘tecnici’». Ha poi aggiunto che «io e il ministro Padoan ci stiamo ancora interrogando. Una volta avere una tecnica era considerato una cosa positiva, oggi abbiamo capito che può essere un grande gap».
Alcuni media, soprattutto di stampa, hanno sottolineato questi passi, eminentemente politici. Alcuni si sono spinti fino a definire il discorso di Calenda a Confidustria come il suo “manifesto politico”.
Calenda ha ribadito la posizione italiana sul commercio mondiale. L’Occidente oggi appare più frammentato e riaffiorano nazionalismo e protezionismo. «No al protezionismo, ma assertività nella difesa da comportamenti scorretti o predatori. Su questi pilastri si fonda la nostra azione per quanto riguarda il commercio. Ed anche la difesa e la promozione dell’interesse nazionale»
Ha quindi confermato la sua impostazione di «difesa non dell’italianità delle imprese, ma delle imprese italiane». Per Calenda, «gli investimenti esteri, che in un Paese maturo sono soprattutto acquisizioni, sono fondamentali per far crescere l’Italia».
Ma «altra cosa è subire operazioni opache o predatorie, che possono paralizzare la gestione di un’azienda o depauperare il patrimonio tecnologico del Paese. Per questa ragione ho proposto la cosiddetta ‘norma antiscorrerie’». Un provvedimento che aumenta gli obblighi di trasparenza circa le finalità dell’investimento per chi acquista partecipazioni rilevanti in società quotate. «Una norma non retroattiva, né tantomeno disegnata per singoli casi aziendali».
«Ho scritto mesi fa alla Commissione Europea insieme ai miei omologhi di Francia e Germania. Abbiamo sollecitato una disciplina comune per i casi in cui aziende ad alto contenuto tecnologico vengano acquisite da investitori di Paesi extra Ue, talvolta partecipati da uno Stato, con il rischio di delocalizzazione di asset pregiati in termini di brevetti e innovazione» ha chiarito il ministro.
Ha poi annunciato che «In attesa che la Commissione Ue prenda un’iniziativa, già nei prossimi giorni invierò a Bruxelles una proposta italiana. Costruire una clausola di salvaguardia per impedire che il Paese venga spogliato dalle proprie tecnologie». E ha ribadito: «Lo voglio ripetere ancora una volta. Non si tratta di difendere l’italianità delle proprietà o peggio mettere in discussione i principi di apertura che regolano la nostra economia; si tratta di tutelare l’Italia da comportamenti che stravolgono le finalità di questi principi».
Con il ministro del lavoro Giuliano Poletti «stiamo lavorando ad un Piano Lavoro e Welfare 4.0 da presentare alla prossima Cabina di Regia. Il contributo dei sindacati sarà essenziale in questo ambito». «Quello che è certo è che il recepimento di strumenti di welfare aziendale e della formazione continua in alcuni contratti di categoria va sicuramente nella direzione giusta e deve essere allargato» ha aggiunto il ministro.
La crescita dell’1% del PIL mostra che l’Italia non e’ ancora fuori dai problemi. Fuori «da quell’area grigia che non basta a diffondere il benessere e a sostenere una pronunciata quanto necessaria riduzione del debito». Ha poi aggiunto, dal palco dell’assembela di Confindustria: la trasparenza di questa affermazione «non sminuisce gli sforzi che sono stati fatti in questi anni».
«Gli interessi dei cittadini contribuenti rischiano di essere messi regolarmente all’ultimo posto. E’ il caso di Alitalia. È un caso doloroso in cui il Governo ha cercato di trovare un equilibrio tra i vari interessi» ha spiegato riferendosi alla compagnia aerea commissariata. «Ma il punto di partenza e’ sempre stato quello di spendere la minor quantità possibile di soldi dei contribuenti».
Il ministro Calenda ha anche tracciato le linee delle prossime tappe che caratterizzeranno l’attività del MISE.
La crescita deve rimanere al centro dell’azione di governo. Le linee programmatiche identificate dal Ministro seguono due filoni principali. Il primo sono le politiche industriali attive (innovazione, internazionalizzazione e crescita dimensionale di impresa). Il secondo sono le politiche per la produttività totale dei fattori (concorrenza, energia e telecomunicazioni).
Accanto a questo, si svolgerà una importante attività di “turn around” del Ministero; alla sua riorganizzazione si accompagnerà “una profonda spending review“. Il risultato di questo lavoro produrrà un vero e proprio piano strategico ed operativo del nuovo MISE.
A tutto ciò si accompagnerà il rinnovato impegno sull’attrazione di capitali di crescita ed investimenti esteri diretti.
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