Outlook 2018: l’anno delle scelte politiche e finanziarie. Il Punto sui mercati è a cura di Alberto Zorzi, VDG e Responsabile Direzione Investimenti di Arca Sgr.
Il 2017 si è chiuso positivamente per i mercati azionari con gli indici che mostrano tutti delle performance a due cifre. Questo indipendentemente dalle aree geografiche. Tra i mercati europei si distingue l’Italia che ha beneficiato non solo della ripresa dell’economia, ma anche dell’introduzione dei PIR. Il segmento di mercato più interessato da questa novità è stato ovviamente quello delle PMI, con performance annuali di oltre il 30%.
Performance modeste invece si sono verificate nell’ambito dei mercati a reddito fisso, e non è una sorpresa. Invariato l’indice dell’area euro; sale di poco più dell’1% quello globale. Sono i titoli societari e quelli emergenti, più rischiosi, ad aver fornito i rendimenti migliori.
Si verifica un forte apprezzamento dell’euro nei confronti del dollaro e anche nei confronti delle altre principali valute. I portafogli con rischio di cambio aperto ne hanno chiaramente sofferto.
La gestione attiva rimane importante in un contesto di tassi bassi. La zona rossa dei rendimenti negativi in Europa rimane molto estesa, con tutte le principali economie che hanno i titoli fino a due anni ancora negativi; nel caso di Germania e Francia anche fino a 5 anni. Alla fine del 2018 quest’area potrebbe ridursi, ma non scomparire. La parte a lungo termine dovrebbe vedere un graduale rialzo, destinato a pesare negativamente sulle performance.
A partire da gennaio, infatti, la BCE ridurrà il programma di acquisto di titoli, dimezzandolo a 30 miliardi/mese fino a settembre. Poi si ridurrà ancora, fino ad azzerarsi a fine 2018, o fors’anche nel 2019. In quest’ultimo anno ci sarà anche il primo, modesto rialzo dei tassi ufficiali.
Le condizioni finanziarie saranno quindi ancora molto accomodanti e non solo in Europa. Il Giappone a dicembre ha confermato la propria politica espansiva. L’obiettivo allo 0% (non è un errore) sul decennale è stato mantenuto. Gli States proseguiranno sul percorso di normalizzazione, con i tassi cresciuti un due anni dell’1%. La normalizzazione non dovrebbe cambiare neanche a seguito della riforma fiscale appena approvata.
Si può discutere se il momento di questa riforma fosse giusto o meno, con la crescita consolidata. Quest’ultima, ricordiamolo, è stata espressa in dollari (ovviamente), e spalmata su 10 anni, per enfatizzarne la portata. Si parla quindi solo di alcuni decimali, che andranno comunque a sommarsi alla crescita in corso. La crescita è ben sopra al 2% e ne beneficeranno chiaramente le aziende, e quindi i titoli azionari. Le maggiori opportunità saranno qui, magari selezionando attentamente i titoli, i dividendi e facendo attenzione alla volatilità.
Il 2018 sarà un anno impegnativo per gli investitori che dovranno ponderare attentamente le proprie scelte. Innanzitutto ragionando su quello che è l’orizzonte temporale del proprio investimento, in secondo luogo avendo consapevolezza che in quest’arco di tempo i portafogli lavorano al meglio se diversificano i fattori di rischio rispetto ai quali sono esposti.
Ne sanno qualcosa coloro che hanno saputo cogliere la novità dei PIR. Hanno potuto investire su qualcosa che offre un vantaggio fiscale impegnando i propri denari nel medio termine, diversificando i portafogli per tipologia di strumenti.
You can see how this popup was set up in our step-by-step guide: https://wppopupmaker.com/guides/auto-opening-announcement-popups/
You can see how this popup was set up in our step-by-step guide: https://wppopupmaker.com/guides/auto-opening-announcement-popups/