Il commento di Lorenzo Forni, Segretario Generale di Prometeia Associazione, alla presentazione del Rapporto di Previsione Settembre 2019 sui mercati. Nonostante il netto deterioramento del contesto internazionale – commercio soprattutto – l’Italia beneficia della riduzione dei tassi e del rischio sovrano: una nuova occasione per riportare il debito pubblico su un sentiero decrescente e riavviare le riforme strutturali. Le principali previsioni del Rapporto di settembre 2019:
Nel progressivo mutamento di prospettive globali si è inserito il cambio di impostazione del nuovo governo, maggiormente in linea con le autorità europee. Ciò ha portato a un abbassamento dello spread BTp-Bund che, andandosi a sommare alla riduzione dei tassi internazionali, ha drasticamente ridimensionato l’onere per il debito pubblico e, potenzialmente, anche per famiglie e imprese. Grazie a una valutazione più favorevole del rischio paese e agli effetti di una politica monetaria più accomodante, il rendimento dei BTp decennali è atteso a 68 punti base nella media del triennio 2020-2022, scontando uno spread medio rispetto al decennale tedesco di 118 punti base. Il peso degli interessi passivi sul bilancio potrà diminuire così tra il 2018 e il 2022 di oltre mezzo punto percentuale di Pil. Pur con margini di manovra fiscale che rimangono esigui, per l’economia italiana si potrebbe aprire una fase favorevole per ridurre gradualmente, nei prossimi anni, debito (progressivo rientro a partire dall’anno prossimo fino al 131,2% del Pil al 2022) e deficit. Ipotizzando di compensare totalmente le clausole di salvaguardia, Prometeia prevede per il 2020 un disavanzo al 2,1%, con una manovra da 14 miliardi netti, saldo tra 18 miliardi di misure restrittive e 4 di misure espansive, tese a favorire prevalentemente le famiglie a basso reddito (all’andata a regime del reddito di cittadinanza si sommerà la riduzione del cuneo ad esse destinato). Da una riduzione lineare di deduzioni e detrazioni fiscali – più facilmente praticabile a breve termine – si potrebbero recuperare circa 8 miliardi di euro. Anche considerando un mutamento di approccio della Commissione Europea, i margini di flessibilità potranno riguardare, al più, qualche decimo di punto. Uno scenario compatibile con una lieve revisione al rialzo della crescita del Pil nel 2020. Prometeia stima che l’impulso complessivo del bilancio sulla crescita sarà leggermente espansivo (+0,1 punti percentuali), in considerazione degli effetti delle misure dell’ultima legge di bilancio (in particolare le spese per il Reddito di Cittadinanza raddoppieranno l’anno prossimo, a fronte dei 2,8 miliardi del 2019) e degli interventi di riduzione del cuneo fiscale ipotizzati per il 2020.
Lo scenario Prometeia vede un forte rallentamento dell’economia mondiale, che, rispetto al passato, sembra avere però connotati meno “finanziari” e più “reali”. Coinvolti in particolare il settore industriale e la manifattura, che risentono molto delle tensioni commerciali, con gli scambi globali calati nel secondo trimestre di quest’anno, per la prima volta dal 2009. Non ci sarà recessione, però. In un quadro in cui la politica monetaria non può più produrre effetti rilevanti, la politica economica ha comunque ancora la possibilità di rallentare il declino, spostando l’enorme massa di liquidità in circolazione verso investimenti reali e capitale umano. Gli Stati Uniti, i cui mercato del lavoro e consumi continuano a viaggiare a buoni ritmi, hanno approvato misure di spesa per i prossimi due anni fiscali per arginare la fisiologica decelerazione della crescita (Pil Usa +2,3% nel 2019, +1,3% nel 2020). In aggiunta, l’amministrazione Trump pare iniziare a percepire i costi della politica di aggressione commerciale verso Pechino. La Cina ha già ampliato la propria politica di bilancio con agevolazioni fiscali a famiglie e imprese, ha allentato il controllo sulla crescita del credito e di recente ha lasciato deprezzare la valuta nazionale (Pil Cina +5,9% nel 2019, +5% nel 2020). La Germania, il paese dell’area euro più esposto al mercato cinese per esportazioni e ormai prossimo alla recessione tecnica, deve puntare sugli investimenti pubblici per evitare una recessione profonda (Pil Germania +0,4% nel 2019, +0,7% nel 2020).
Di recente il presidente uscente della Bce Mario Draghi ha raccomandato che i paesi dell’Eurozona con spazio fiscale utilizzino la leva della politica di bilancio per rafforzare il ruolo accomodante della politica monetaria. “Spazio fiscale” è, in generale, la possibilità di un paese di intraprendere azioni discrezionali di espansione fiscale senza pregiudicare la sostenibilità delle finanze pubbliche, salvaguardando la credibilità degli interventi e l’accesso ai mercati finanziari. La simulazione di Prometeia prevede che tutti i paesi con spazio fiscale (Germania in primis), lo impieghino interamente per investimenti pubblici, ad esempio con contenuto “green”: un impulso complessivo che potrebbe arrivare fino a 120 miliardi di euro (l’1% della spesa dell’Eurozona). I benefici stimati per il Pil dell’Eurozona, rispetto a uno scenario senza interventi e ipotizzando una politica monetaria ancora molto accomodante, sono compresi tra +0,8 e +1,2 punti percentuali in tre anni. I maggiori beneficiari sarebbero ovviamente i paesi che hanno adottato le misure di sostegno all’economia, ma non sarebbero trascurabili gli effetti di “spillover”: l’Italia – che spazio fiscale non ne ha – ne beneficerebbe comunque per 0,2 punti percentuali di crescita aggiuntiva nell’arco del triennio.
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