È tornata la volatilità sui mercati azionari, mentre in Italia si avvicinano le elezioni politiche.
Ecco il punto sui più recenti avvenimenti economico-finanziari con Roberto Rossignoli, Portfolio Manager di Moneyfarm.
Inizio di anno relativamente mosso, sicuramente più di quanto sia stato il 2017. Tutti i mercati azionari hanno iniziato l’anno con l’acceleratore, con performance molto positive. Questo fatto ha spinto molti operatori a rivedere le prospettive per il 2018. I Mercati Emergenti, per esempio, nelle prime tre settimane avevano fatto il 10%, contro un rendimento atteso nell’intero 2018 dell’8%.
Inevitabilmente, dopo queste performance, sono arrivati i primi ritracciamenti, con molti operatori che hanno preso profitto. Chiaramente, la cosa ha generato perdite per l’azionario.
Due le tematiche che hanno colpito il sell-off azionario. E rimarranno importanti nel 2018.
I listini erano volatili mentre le principali società mondiali riportavano i risultati del 2017. Il trend è confermato. In termini di utili che di fatturato le società riportano risultati superiori alle attese; e lo fanno sia in termini di crescita che di valore assoluto. Ciò tranquillizza sul quadro fondamentale sottostante all’azionario. Le valutazioni sono molto alte e la crescita degli utili è ciò che possa spiegare queste valutazioni elevate.
Certamente, nel primo mese dell’anno abbiamo avuto diversi saliscendi. Essi rappresentano, però, un mercato azionario normale. Per la volatilità, invece, si è assistito più ad un’eccezione che alla regola; dovremo abituarci, in questo caso, a movimenti un po’ più marcati. Pochi giorni non bastano a cambiare un quadro fondamentale solido sia dal punto di vista economico, societario e politico.
Manca meno di un mese. Sembra però che la campagna elettorale non stia scaldando né il cuore degli elettori né quello degli investitori. Sull’asset class più a rischio per questi eventi, l’obbligazionario, gli effetti tardano a farsi sentire. Lo spread BTP-Bund è infatti ai minimi dal 2016. Ciò significa disattenzione e/o noncuranza del mercato relativamente all’evento, almeno per adesso.
Due sono gli scenari più probabili.
Non c’è eccessiva preoccupazione in nessuno dei due casi. Infatti, in Europa, negli ultimi anni, c’è stata parecchia frammentazione politica. I mercati, ormai, sembrano abituati.
In Italia, governi anche di transizione hanno goduto di piena agibilità politica. Ed hanno potuto così garantire continuità di azione governativa ed amministrazione dello stato.
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