Ad Anima Live, il primo webinar di quest’anno, hanno partecipato: Luca Noto, Senior Portolio Manager Obbligazionario, Davide Gatti, Responsabile Divisione Vendite, e Carlo Maiolo, Investment Advisory.
Sono confermate le indicazioni del meeting di dicembre. Alcuni tratti rimangono da verificare; primo su tutti, la crescita europea che accelera rafforzando così la visione per tutto il 2018. Inflazione però è ancora sotto le attese. Qui ci sono dei punti da verificare, che non rassicurano del tutto.
La BCE sta introducendo anche un altro argomento: la valuta. Lo sta facendo perché alcuni movimenti non voluti possono mettere in discussione, nel medio periodo, la stabilità dei prezzi. Commento importante, soprattutto alla luce delle dichiarazioni del Ministro del Tesoro americano, che ha detto di preferire un dollaro debole. Ciò contrasta con gli accordi del G7 a Washington, dove le grandi economie avevano promesso a ciascun’altra di non manipolare, con dichiarazioni, l’andamento del corso delle proprie valute.
Da monitorare attentamente quanto succede, in particolare in riferimento all’andamento dei tassi e delle valute.
Il 2017 è stato un anno positivo per tutte le asset class, in particolare per quelle rischiose.
Ci sono state sorprese positive, soprattutto per la crescita, che è arrivata al 3,7% globale. Ciò impatterà positivamente sugli utili.
L’inflazione ha deluso; è stata più bassa delle attese nei mercati sviluppati e quindi ha supportato un po’ tutte le asset class e ha consentito alle banche centrali di essere particolarmente graduali nel percorso di rimozione dello stimolo monetario.
Un’altra sorpresa positiva è stata che anche in area euro il rischio politico è diminuito, senza eccessivo protezionismo da parte di Trump.
Tutte queste variabili sembrano continueranno a spingere i mercati nel 2018. La crescita globale, infatti, sembra particolarmente solida e, soprattutto, sincronizzata. A livello micro, ovviamente, come detto, la crescita supporterà l’aumento degli utili.
La riforma fiscale di Trump e quanto accade in Europa e in Giappone stanno fornendo un utile stimolo ai mercati. Pertanto sarà difficile avere ulteriori sorpese positive nel 2018.
L’inflazione, invece, sarà da monitorare attentamente. Arriverà finalmente sia in termini di crescita sia per la chiusura dell’output gap: i fattori produttivi sono in pieno utilizzo, ed i salari non possono che aumentare e alcuni segnali ci sono in Germani e in America dove già 30 società dello S&P500 hanno comunicato aumenti dei salari in virtù del taglio fiscale.
Le banche centrali si concentreranno sulla politica monetaria. I mercati dovrebbero scontare sempre di più i rialzi, sicuri, della FED e terranno molto d’occhio le banche ancora espansive, ovvero BCE e BoJ.
Le asset class rischiose dovrebbero ancora continuare a beneficiare della crescita societaria e, quindi, degli utili. I tassi aumenteranno, normalizzandosi; quindi, grande cautela sul fronte governativo e costruttivi sulle obbligazioni dei Paesi emergenti. Pur iniziando l’anno con la stessa view con cui abbiamo chiuso, occorre comunque più cautela visto che la volatilità sta aumentando e continuerà a farlo. Dopotutto, veniamo dal migliore dei mondi possibili…
Sono fondi bilanciati, particolarmente graditi sia ai clienti finali sia ai banker e consulenti. Rispondono a determinate caratteristiche; hanno tutti un benchmark di riferimento, quindi sono sempre valutabili e confrontabili. All’interno dei bilanciati, ce ne sono per tutti i gusti, da più a meno rischiosi; varia, ovviamente, la percentuale di azioni al loro interno.
Vespucci e Magellano piacciono perché, al loro interno, hanno tutte le asset class. I prodotti sono gestiti da un team di gestione di provata esperienza in modo integrato. Quindi c’è un elevato controllo del rischio, anche superiore alla media.
Il lancio dei nuovi prodotti è dovuto alla loro presenza nei mercati emergenti, sia azionari sia obbligazionari.
Non dimentichiamoci, chiaramente, anche l’approccio attivo alla gestione, da sempre marchio di fabbrica di Anima. Il benchmark è una bussola, ma non è il metro del gestore, che decide autonomamente, pur tenendolo come riferimento.
La cosa principale da osservare sono le banche centrali. Sono in fase di riduzione degli stimoli, ma ancora molto, molto prudenti. La FED ha iniziato a rialzare nel 2015, ed ha appena deciso una leggera riduzione del bilancio, che durerà comunque 5 anni almeno. La BCE è ancora lontana, ma farà qualcosa di simile: lenta risalita dei tassi, lenta dismissione degli asset.
Tutto questo si traduce in mercati potenzialmente decenti sul lato obbligazionario nel 2018, soprattutto quello europeo.
L’inflazione tornerà, ma solo a livelli pre-sorpresa negativa dello scorso anno; nessuna inflazione fuori controllo. Si parla di 2% in America e 1,5% in Europa per la core inflation.
I tassi saliranno perché c’è crescita economica più alta, che si rifletterà sull’andamento dei prezzi. Ci vuole però un cambiamento di politica totale, di view più orientata al futuro per mutare la curva dei tassi. Oggi il mercato incorpora un solo tasso per volta; prima ne incorporava 3 o 4. Potrebbe iniziare ad accadere quest’anno, ma per il momento le prospettive non sono queste.
Sono un universo molto ampio; nel loro complesso sono costruttivi nel rapporto rischio-rendimento, sia bond che azionari. Sono mercati molto orientati al futuro, quindi alla crescita. I livelli di rendimento e di spread, per le obbligazioni, sia corporate che statali, sono ancora molto interessanti. Le variabili da tenere d’occhio sono tre: crescita economica (soprattutto Cina), andamento del dollaro e materie prime.
Crescita cinese con rallentamento controllato dalle autorità, che ne migliorerà la qualità. India, Brasile, Messico, sono previste in accelerazione di crescita, inoltre. Ciò aumenterà il differenziale di crescita a favore degli EM.
Il dollaro debole supporta le valute emergenti ed aiuta i flussi di capitale verso le loro economie. Non rimarrà così debole a lungo, ma non ci sarà neanche un apprezzamento significativo.
Petrolio in spolvero, ma non solo; chiaramente la domanda cinese fa la parte del leone. Petrolio sostenuto da tagli dell’OPEC ed aumento della domanda.
Stile di gestione attivo, presente in tutti i prodotti dell’azienda. I fondi possono, quindi, essere posizionati molto differentemente dai propri benchmark, se il gestore ritiene che ciò sia necessario per una maggiore e migliore performance.
Gestione attiva molto importante anche per i PIR; evita i titoli in bolla, soprattutto a bassa capitalizzazione e poco liquidi.
L’approccio attivo c’è anche sui fondi obbligazionari, soprattutto stante le attuali condizioni dei tassi e delle curve dei rendimenti.
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