Gli ETF sono sempre più diffusi tra i risparmiatori, superando anche i fondi comuni. Paolo Giovanardi, dello Studio Q Consulenze Finanziarie, spiega il funzionamento, i vantaggi e i rischi di questa tipologia di investimenti.
Esistono da vari decenni. L’acronimo sta per Exchanged Traded Funds, e sono strumenti passivi. Questo vuol dire che, a differenza dei comuni fondi di investimento, che hanno una strategia, e quindi comprano e vendono, essendo attivi, in base a quella, gli ETF replicano la performance di un indice, acquistando il sottostante. Questo può essere azioni, obbligazioni, valute, commodities od altro e, una volta acquistato, è mantenuto in portafoglio senza agirvi sopra.
Il vantaggio principale è una grande diversificazione. Gli ETF replicano indici, quindi non si affidano ad una singola voce, ma a parecchie. Un altro vantaggio è quello della maggiore efficienza. Non ci sono strategie particolari, e si replica esattamente l’andamento del sottostante acquistato. Di conseguenza, si ha anche il vantaggio dei minori costi, soprattutto di gestione, proprio perché l’unica strategia è comprare e tenere, replicando. ETF di ultima generazione hanno commissioni anche inferiori allo 0,10%, inavvicinabili da chi fa gestione attiva. Un ultimo vantaggio è di tipo fiscale. Alcuni ETF consentono di scaricare le minusvalenze, quindi eventuali perdite maturate in passato. Con i fondi comuni questa cosa non è mai possibile.
Magari. Bisogna stare sempre attenti a quale ETF si va a comprare. Esistono infatti ETF a replica fisica o sintetica. Quelli a replica fisica acquistano veramente il sottostante; quelli a replica sintetica ne replicano l’andamento, attraverso derivati. Chiaramente il rischio non è uguale, perché la replica fisica presuppone di avere qualcosa in mano, quindi ha un rischio inferiore di chi usa uno strumento per replicare qualcosa che non possiede. C’è poi anche il rischio del prestito titoli, in quanto alcuni ETF si scambiano gli asset, e chiaramente il rischio sale.
Gli ETF non sono sponsorizzati dalle banche, che sono usuali collocatori di fondi, guadagnando dal collocamento medesimo. L’acquirente di ETF, solitamente, fa da sé. A maggior ragione, in questo caso, bisogna fare attenzione a cosa si compra. L’esame del sottostante e la lettura dei documenti informativi sono quantomeno obbligatori.Si può poi ricorrere a professionisti, come i consulenti di investimento indipendenti, che non hanno conflitto d’interesse. Il “fai da te” può essere stimolante, ma è sempre bene informarsi presso dei professionisti.
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