Che cosa sono i fondi comuni di investimento? Come suggerisce il nome, sono strumenti di investimento. Più precisamente, rientrano nella categoria degli organismi di investimento collettivo del risparmio. A gestirli e regolamentarli sono le società di gestione del risparmio (SGR). A comporli sono i capitali dei risparmiatori, che vengono investiti sul mercato mobiliare o immobiliare, a seconda della tipologia di fondo comune. Il fine è creare valore diversificando l’investimento, così da ridurre il rischio rispetto agli investimenti diretti in azioni di una società in un singolo settore.
I fondi sono suddivisi in quote, sottoscritte dai risparmiatori. Il loro valore cambia nel tempo in relazione all’andamento dei titoli nei quali il fondo investe. Tutti i fondisti hanno gli stessi diritti: guadagni o perdite sono proporzionali al numero di quote possedute.
Chi custodisce i titoli del fondo? Le banche depositarie, che ne tengono in cassa anche le disponibilità liquide e controllano inoltre che le attività del fondo siano legittime, cioè conformi alle norme della Banca d’Italia e del regolamento del fondo stesso.
Chi entra in un fondo comune d’investimento deve sostenere alcuni costi. Al momento del primo versamento, il fondista pagherà una commissione di sottoscrizione inversamente proporzionale a quanto ha investito. Esistono anche dei fondi che non prevedono una commissione di ingresso: i cosiddetti fondi no load. Poi c’è la commissione di gestione, corrisposta dai partecipanti a cadenza semestrale, trimestrale o mensile.
Infine, si può applicare una extracommissione di performance, nel caso in cui il fondo supero una soglia prestabilita di rendimento.
Ogni giorno i giornali pubblicano il valore unitario di ogni quota dei diversi fondi. Il sito di Borsa Italiana pubblica l’andamento dei prezzi delle quote dei vari fondi, che includono già il rendimento del fondo.
Esistono molte tipologie di fondi comuni, identificate in base a diversi criteri.
Il primo, legato alla struttura, individua due fondi: chiusi o aperti. I fondi chiusi hanno un numero di quote predeterminato ed invariabile nel tempo e prevedono il loro rimborso in periodi determinati. I fondi aperti, i più diffusi, sono invece caratterizzati da un patrimonio variabile, e consentono di sottoscrivere quote o chiederne il rimborso in qualunque momento. Ai fondi chiusi sono riservati investimenti poco liquidi e di lungo periodo. I fondi aperti investono generalmente in azioni, obbligazioni e altri strumenti quotati che possono essere, in qualsiasi momento, negoziati sul mercato.
I fondi aperti si dividono in fondi armonizzati UE e fondi non armonizzati UE. I primi sono gestiti secondo le direttive comunitarie, volte a tutelare gli interessi dei risparmiatori frazionando i rischi. I secondi sono caratterizzati da maggiori libertà di investimento del patrimonio (e minori tutele verso i rischi). Fanno parte di questa seconda tipologia i fondi speculativi (o hedge funds) e i fondi di fondi.
A seconda delle loro politiche di investimento, i fondi armonizzati si suddividono in fondi azionari, fondi obbligazionari, fondi bilanciati e fondi monetari. I primi investono principalmente in azioni, bilanciando con obbligazioni ordinarie o titoli di Stato. Sono più rischiosi e garantiscono rendimenti più elevati. I secondi investono prevalentemente in obbligazioni e titoli di Stato, e hanno performance opposte ai primi. I fondi bilanciati equilibrano le forme di investimento e quindi i profili di rischio. Quelli monetari, infine, investono in strumenti del mercato monetario a breve termine (non superiore a 6 mesi).
Un’ulteriore distinzione riguarda la modalità di distribuzione dei profitti: nei fondi a distribuzione dei proventi le eventuali plusvalenze realizzate in un arco di tempo predeterminato sono accreditate sul conto corrente del risparmiatore sotto forma di cedola semestrale o annuale. Nei fondi ad accumulazione dei proventi invece rimangono all’interno del fondo e il sottoscrittore le realizza quando vende le quote.
I vantaggi sono molteplici. I risparmiatori affidano la gestione dei propri risparmi a professionisti. Le SGR inoltre hanno personalità giuridica e capitale distinti: quindi i creditori della società non possono aggredire il fondo. Un altro importante vantaggio è la diversificazione degli investimenti, che riduce il rischio. Assieme ai controlli, sia pubblici che privati.
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