Risparmiatori italiani di ieri e di oggi | Mercati che fare

Risparmiatori italiani: le nostre abitudini stanno cambiando radicalmente. I motivi? La crisi delle banche e i tassi negativi. Due fenomeni che rendono sempre più necessaria la diversificazione e l’educazione al risparmio. Leopoldo Gasbarro traccia i contorni dell’evoluzione del risparmiatore nella storia assieme al professor Pietro Cafaro, ordinario di Storia economica all’Università Cattolica di Millano.

Risparmiatori italiani: non ci sono più i rendimenti di una volta

I rendimenti dei titoli di stato italiani sono calati vertiginosamente negli anni. Fino a poco tempo fa, la generazione dei bot people dormiva sonni tranquilli. Le obbligazioni italiane fruttavano il 7%: un dato che permetteva di raddoppiare il capitale in soli 10 anni. Poi il tasso è sceso al 3%, e per ottenere quei risultati ci volevano 23 anni. E oggi? A dicembre 2016 il rendimento medio dei titoli di stato italiani era crollato allo 0,55%. Con questi numeri ci vogliono due vite per raddoppiare i nostri soldi.

Tuttavia bisogna specificare che i rendimenti così alti di qualche anno fa sono stati un’anomalia passeggera. Instaurati nel secondo dopoguerra, erano molto gonfiati dal processo d’inflazione. Quindi davano la possibilità di raddoppiare il capitale, ma al tempo stesso si accompagnavano a un aumento dei prezzi e quindi a una diminuzione del potere d’acquisto. La media dei tassi di interesse in Italia e non solo? Il 5%, dalla fine del Medioevo all’Ottocento.

Lo scenario futuro

Rientrata l’anomalia, perché i tassi bassi di oggi l’hanno azzerata, cosa c’è da aspettarsi per il futuro? Per Cafaro possiamo aspettarci un’aumento del costo del denaro, segno di una ripresa dei consumi. E una conseguenziale crescita dei tassi.

La situazione di oggi è sicuramente complessa. La crisi che stiamo vivendo non è certo senza precedenti ed è un momento di transizione. Tuttavia lo scenario è difficile da padroneggiare per un risparmiatore che voglia investire. Argomento cruciale in Italia, paese in cui circa 1357 miliardi sono lasciati ancora sui conti correnti. Non esiste più il BOT sicuro, e nemmeno la rendita al 5%. Ecco perché diventano sempre più importanti l’educazione finanziaria e la figura del professionista del risparmio.

 

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