La Francia ha scelto Macron. Il 39enne del partito centrista ha vinto il ballottaggio contro il leader del Front National, Marine Le Pen. Dopo l’Olanda, anche la Francia dice di no al populismo, e sceglie l’Europa.
I mercati si lasciano alle spalle quello che era definito come uno dei maggiori rischi in questo 2017. Mentre gli operatori metabolizzano i risultati delle urne francesi, l’attenzione si sposta ai prossimi appuntamenti chiave.
L’8 giugno i cittadini britannici andranno a votare, per la terza volta in 3 anni. Lo faranno, infatti, dopo le elezioni politiche del 2015 ed il referendum sulla Brexit del 2016. Il voto anticipato indotto dal premier May dovrebbe rafforzare la sua posizione in Parlamento. La mossa serve a garantirle un maggior potere contrattuale nei confronti della UE nei negoziati per la Brexit. E’ comunque un passaggio delicato. Una vittoria netta della May potrebbe rendere più verosimile l’ipotesi di una “very hard Brexit”.
Ma la pratica francese non è del tutto archiviata. L’attenzione si sposta ora alle elezioni legislative, che si terranno l’11 e il 18 giugno. In quell’occasione i francesi saranno chiamati a rinnovare l’Assemblea nazionale.
Il tema non è secondario. La mancanza di una maggioranza in Parlamento potrebbe creare non poche difficoltà al neo presidente Macron ed alla sua agenda politica. Alcuni sondaggi accreditano al neo partito di Macron tra i 250-285 seggi sui 577 a disposizione; un valore poco sotto la soglia necessaria per la maggioranza (289 seggi).
Pertanto l’incertezza potrebbe presto tornare. Potrebbe essere necessaria, quindi, una coalizione con i socialisti o con i repubblicani, elemento questo che potrebbe indebolire un po’ i piani di riforma di Macron. Per ora la Francia sembra aver detto Sì all’Europa, ma la sfide all’orizzonte non mancano.
Nelle elezioni presidenziali ha trionfato il socaldemocratico Frank-Walter Steinmeier che andrà a sostituire Joachim Gauck. Molto più importanti saranno le elezioni federali previste in autunno, quando gli elettori eleggeranno i membri del Bundestag (ovvero il parlamento inferiore).
Ci si aspetta che il cancelliere attuale, Angela Merkel, venga confermato con il quarto mandato a capo dell’Unione conservatrice Cristiano-democratica (Cdu), insieme al loro alleato bavarese dell’Unione cristiano sociale (CSU), in grado di rivendicare una quota di seggi. Una vittoria della Merkel potrebbe rivelarsi fondamentale per il futuro dell’Unione europea: il cancelliere pro-UE è vista come ultimo pilastro di stabilità per la democrazia liberale in Europa.
Anche il sistema politico tedesco sta mostrando dei cambiamenti. La politica adottata dalla Merkel della ‘porta aperta’ nei confronti dei rifugiati ha alienato molti; la sua esposizione è a livelli di critica senza precedenti. L’alternativa anti-immigrazione cioè il partito AFD, ha accusato la Merkel per l’attacco terroristico al mercato di Berlino di Natale e il supporto per il partito populista è attualmente in crescita. Siamo comunque lontani dai partiti usualmente di riferimento nella politica tedesca, per cui dovrebbe rimanere una questione a due.
La quota di voti per la Merkel è molto probabile che non sia alta come nel 2013, il che lascia la Germania con un parlamento potenzialmente frammentato. La logica conseguenza è, come adesso, una Grossa Coalizione.
Come spesso accade, la questione che impensierisce di più gli investitori è la nostra nazione. Un ritorno alle urne entro la fine dell’anno rimane poco probabile, ma non è del tutto escluso. Questo soprattutto dopo le primarie del PD. Il tema italiano sarà il tormento degli operatori a partire dall’autunno prossimo sino alla primavera del 2018.
Nel breve, salvo qualche temporanea presa di profitto, la visione sui mercati azionari, soprattutto europei, è ancora rialzista. Contribuiscono a ciò anche le buone aspettative di crescita.
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