Politica monetaria, fiscale e il punto sui PIR in Italia | Anima SGR

Estratto della videochat del 21 settembre di Anima SGR. Con: Luca Noto (Portfolio Manager Obbligazionario), Miriam Berizzi (Responsabile Investment Advisory) e Stefano Lelli (Responsabile Specialisti di Prodotto). Si parla di politica monetaria, politica fiscale, e si fa il punto sui PIR.

Cosa è stato deciso all’ultimo meeting di politica monetaria della FED? Quale impatti ci possono essere per i mercati obbligazionari?

La FED ha finalmente deciso di iniziare a ridurre il bilancio. Da ottobre si parte. Il bilancio verrà comunque ridotto molto lentamente. L’operazione sarà completata nell’arco di 4-5 anni.

Gli effetti sul mercato sono difficili da valutare e quantificare. Il mercato ha anticipato questi movimenti, ma sta facendo molta fatica a prezzarli. Cosa vuol dire? Vuol dire costruirsi delle aspettative corrette sui prezzi. Cioè, quali saranno, in definitiva, gli effetti dell’allentamento quantitativo su azioni, obbligazioni, e sul premio al rischio di questi asset.

La FED sta comunque seguendo il sentiero della normalizzazione della politica monetaria. Aveva cominciato col rialzo dei tassi a breve; adesso siamo alla riduzione del bilancio; proseguirà ancora, forse a dicembre, con un altro rialzo dei tassi a breve. Continuerà anche nel 2018 ed oltre, fino ad arrivare ad un obiettivo del 2,75-3%.

Il vero dubbio riguarda il direttorio della FED, mai così vacante come adesso. Questo, ovviamente, porta incertezza sulla continuità della politica monetaria finora intrapresa. Cosa succederà quando i posti vacanti verranno riempiti? La Yellen resterà o verrà rimpiazzata? Cosa accadrà in merito a queste domande potrebbe portare un po’ di volatilità sui mercati obbligazionari USA e, di conseguenza, ovunque.

A che punto siamo con la politica fiscale negli USA?

Se ne parla da molto; per fortuna, di recente con sviluppi costruttivi. Un paio di settimane fa Trump ha annunciato di aver trovato un accordo con i democratici. In questo accordo sono finite le spese per la ricostruzione post-uragani, con l’innalzamento del tetto di spesa pubblico fino a dicembre. Trump ha anche annunciato di voler collaborare con i democratici su questioni chiave come l’immigrazione e la riforma fiscale.

I mercati guardano con molto interesse a questi ultimi spunti. Perché? Perché il reflation trade si è nutrito anche e soprattutto dell’aspettativa della crescita USA. Crescita che sarebbe venuta anche in relazione all’adozione di politiche fiscali espansive. Questo non è accaduto, ed il mercato si sta chiedendo cosa succederà adesso.

La svolta di Trump è stata importante, perché la possibile collaborazione con i democratici aumenta le pressioni sui repubblicani perché trovino un compromesso necessario a sbloccare l’attività legislativa. Già la prossima settimana potrebbero esserci novità in questo ambito, probabilmente retroattive.

Le possibilità che, comunque, qualcosa si realizzi per davvero, stavolta, anche se diverso dalle promesse elettorali, ci sono. E sono, ad oggi, sottostimate dagli investitori. L’effetto di un annuncio sarebbe quello della ripartenza del reflation trade; quindi, ancora apprezzamento dei tassi e dei mercati azionari.

Ci potrebbero essere appuntamenti politici importanti nel prossimo futuro e nel 2018?

Significativo quanto poco si parli delle elezioni di domenica in Germania. (Nota: sono avvenute. I risultati e le reazioni sono consultabili qui). Da Brexit in avanti ci sono stati sviluppi solo costruttivi in Europa. Macron sta per ottenere risultati su un’ambiziosa riforma del lavoro in Francia. Gli sforzi sulle riforme strutturali in Francia dovrebbero essere bilanciati da un maggior impegno della Germania riguardo alla governance europea. Lo scopo è chiaramente il ministro delle finanze unico europeo.

In questo contesto, l’appuntamento elettorale italiano della primavera 2018 potrebbe essere meno problematico di un tempo. Questo porterebbe vantaggi anche per i mercati, da sempre abituati a sottoperformance anche mesi prima delle elezioni stesse.

Per quanto riguarda le nostre elezioni, bisogna focalizzarsi su due cose. La prima è che i toni dei partiti più euroscettici si stanno rapidamente stemperando; la seconda è che i contesti macro e microeconomici sono sempre più costruttivi. Queste cose non possono che piacere a chi ha investito in Italia, che infatti continua a farlo. Le performance annuali dei mercati italiani stanno a testimoniarlo.

PIR in Italia. A che punto siamo? E come sono messi i prodotti Anima al riguardo?

I PIR sono stati il grande tema e la grande novità del 2017. E sono stati un grande successo commerciale. 5 miliardi nei primi sei mesi dell’anno, a fronte di una previsione di 2,5 per l’intera annata. A questo successo hanno contribuito una serie di fattori. Probabilmente il principale sono lo sgravio fiscale sul capital gain e dall’imposta di successione se si mantiene il prodotto per 5 anni. Certamente, anche condizioni di mercato buone li hanno resi particolarmente favorevoli.

Anima propone due prodotti: Anima Crescita Italia ed Anima Iniziativa Italia. Due prodotti diversi, per clientele diverse. Il primo è un bilanciato obbligazionario; il secondo è un prodotti più dinamico, azionario, specializzato in small cap. Ci sono però elementi in comune ad entrambi i prodotti.

  1. Gestione molto attiva rispetto al benchmark;
  2. Entrambi hanno team gestionali di comprovata esperienza e performance;
  3. Un processo di investimento con analisi fondamentale dei titoli, per individuare titoli sottovalutati.

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