Dopo un paio di mesi in cui hanno dominato le mosse di politica monetaria della BCE piuttosto che la politica, l’attenzione degli investitori è recentemente tornata all’arena politica. Il gestore del credito Wolfgang Bauer parla dell’elezione presidenziale austriaca e della situazione della Catalogna per l’indipendenza dalla Spagna; soprattutto, parla del significato che questa ha per i mercati obbligazionari e di credito. Inoltre, potrebbe una vittoria decisa di Abe nelle elezioni generali giapponesi del prossimo fine settimana prolungare lo status quo della politica monetaria del paese? M&G Investments ne parla nel consueto meeting del lunedì mattina.
La situazione chiave è una sola: quella catalana. Dopo la dichiarazione di indipendenza immediatamente sospesa, il governo spagnolo ha chiesto a quello catalano chiarificazioni sulla dichiarazione stessa. Se la dichiarazione d’indipendenza dovesse essere confermata, e non ritirata prima di giovedì, la Spagna prenderà provvedimenti. In concreto, essa attiverà l’articolo 155 della costituzione spagnola, e sospenderà l’amministrazione catalana.
Nonostante tutte le tensioni, i mercati internazionali e quelli spagnoli del credito hanno risposto positivamente alla sospensione catalana. Delle elezioni anticipate in Catalogna sembrano adesso lo scenario che i mercati stanno prezzando. I decennali spagnoli sono saliti di 10 bps la scorsa settimana, tornando a 120 bps di spread dai Bund tedeschi, come prima delle elezioni.
Sì, nelle ultime due settimane gli spread delle banche e delle aziende spagnole sono stati più volatili comparati al credito dei corrispettivi europei. Gli spread sono aumentati appena dopo il referendum, e rientrati non appena la dichiarazione di indipendenza è stata sospesa.
Le cose vanno però messe in prospettiva. La magnitudine di questi movimenti di spread è stata parecchio ridotta. Niente a che vedere con movimenti di crisi vere e proprie. In secondo luogo, la volatilità negli spread è stato un affare solamente iberico; niente si è mosso a quei livelli in Europa nelle ultime due settimane. La situazione è comunque in evoluzione, e seguirà chiaramente qualsiasi dichiarazione in merito da qualunque delle due parti.
La reazione immediata sarà molto tranquilla. E’ vero che ci sarà un cambiamento di leadership in Austria, ma era ampiamente previsto, non c’è nessuna sorpresa. Mettendo il tutto più a fuoco, ed in generale, c’è una chiara tendenza di un passaggio dell’elettorato verso destra. Lo abbiamo visto in Germania, adesso lo vediamo in Austria. La stessa Merkel è sotto pressione a causo di ciò, e non le sarà facile fare un governo in tempi brevi.
Martedì ci sarà il dato sull’inflazione del Regno Unito. Dato importante poiché le recenti survey sui consumatori dicono che le preoccupazioni per l’inflazione hanno raggiunto il livello più alto da gennaio 2014.
La prossima domenica il Giappone andrà alle urne per le elezioni anticipate. I sondaggi dicono che Abe ed i suoi alleati possono avere due terzi dei consensi. Una vittoria senza mezzi termini garantirà che la BoJ continui con Kuroda al timone; in quel caso, la politica monetaria continuerà certamente ad essere espansiva. Se invece Abe dovesse vincere senza convinzione, sarebbe meno possibile la riconferma di Kuroda. Ciò non cambierà probabilmente la politica monetaria granché, comunque. In ogni caso, l’incertezza risalirebbe certamente.
Per quanto concerne lo yen e la sua ttuale debolezza, bisogna puntualizzare che il suo andamento non è dovuto solo alla politica monetaria. Lo yen è una valuta rifugio, quindi va bene quando le altre asset class sono vendute. Quindi, uno yen debole ci dice che la forza dei mercati più a rischio ha un senso, ed è confermata indirettamente. Chiaramente, se i mercati dovessero indebolirsi, lo yen si rivaluterà contro tutte le altre valute.
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