Mercati. Lo scenario macroeconomico a maggio 2018 | Ersel

Intervista ad Alberto Cattaneo, del team delle gestioni patrimoniali Ersel, in merito allo scenario macroeconomico globale sui mercati finanziari.

Volatilità & Co.

Sui mercati finanziari, i primi 4 mesi dell’anno sono stai caratterizzati da alcuni temi. Questi temi hanno inciso sui corsi delle principali asset class. Per prima c’è stata l’inflazione USA. Un dato superiore alle attese ha alimentato, in maniera speculativa, la volatilità, ed a innescato un deciso calo dei corsi azionari. Dati successivi, più confortanti, hanno riportato una certa serenità sui mercati.

Le paventate guerre commerciali dell’amministrazione Trump hanno portato una seconda ondata di volatilità sui mercati. Numerosi listini hanno quindi subito correzioni, salvo poi riprendersi quando si è capito che il target dell’amministrazione americana era soprattutto la Cina. L’opzione guerre commerciali, fortunatamente, è stata solo paventata, ed esagerata, dai mercati. Tutto è ancora in itinere ed in sospeso.

Infine, vi sono state le scaramucce di guerra vera in Siria, con un lancio di missili da parte di America, Gran Bretagna e Francia; a queste ha fatto fronte, ovviamente, una terza fase di volatilità. Anche questo problema sembra rientrato, fortunatamente, ed i listini stanno attraversando una fase di relativa tranquillità.

I fondamentali

Le economie ed il loro andamento forniscono un significativo sostegno ai mercati azionari. Siamo sul pieno potenziale delle varie economie, se non al rialzo. Ne sono espressione gli utili, molto vigorosi in tutte le principali aree. I principali risultati si sono avuti in USA e nei paesi emergenti.

Il lato economico, sia macro che micro, continua ad essere benigno. Il rischio continua ad essere presente, soprattutto sui mercati azionari, chiaramente. Ci sono state, però, situazioni di perdita di momentum, come in Europa e Giappone. Fortunatamente, la crescita europea si mantiene al di sopra del potenziale, ed anche gli utili progrediscono ad un ritmo accettabile, intorno al 10% in più rispetto all’anno scorso.

In America le cose vanno ancora meglio, anche grazie agli effetti positivi della riforma fiscale. Nei paesi emergenti il tasso di crescita è sì a doppia cifra, ma l’accelerazione dura da parecchi trimestri. Fisiologico quindi attendersi una frenata nei prossimi mesi. Il movimento, in ogni caso, non dovrebbe essere di portata tale da preoccupare gli investitori.

Come si comporteranno le banche centrali di fronte a questo quadro?

Pochi giorni fa la BCE ha rassicurato; ancora nessun rialzo del costo del denaro per almeno altri 12 mesi. E questo perché l’inflazione è ancora al di sotto del target della banca stessa.

La FED, probabilmente, continuerà a far risalire i tassi gradualmente. Solo un’accelerazione dei prezzi e/o dei salari porterà ad un cambio di marcia della politica monetaria USA, ed una maggiore restrizione monetaria. Al momento sembra sia una cosa difficile da avere, visto che sia le dinamiche salariali che quelle dei prezzi si mantengono in linea con le previsioni della FED

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