Il Punto sui mercati è a cura di Alberto Zorzi, VDG e Responsabile Direzione Investimenti.
Mercati azionari stabili a giugno. +0,4 per le azioni mondiali. Negativi i mercati emergenti. Anche i mercati obbligazionari sono negativi, soprattutto nel debito emergente. Positivi gli indici globali e di area euro, grazie alla discesa dei rendimenti sul Bund decennale, e ad un lieve restringimento dello spread periferico europeo. Spread italiano ancora su livelli di guardia, tuttavia.
Il primo semestre è finito. Opportuno rivedere la performance delle asset class, per vedere quali strategie abbiano funzionato, e quali no.
Mercati azionari con modesto segno più, quindi. Si distingue Wall Street in positivo, gli emergenti in negativo, Europa invariata. Mercati obbligazionari in marginale salita, bene l’Europa, male gli emergenti anche qui (con debito in valuta forte). Si è cominciato il 2018 rimarcando come la grande corsa di questi anni riduca ulteriori possibilità di apprezzamento, soprattutto nei mercati a reddito fisso, nei quali i rendimenti rimangono sotto lo zero o appena positivi.
I mercati azionari, anche se non sopravvalutati, si trovano su livelli storicamente elevati. In questo contesto più incerto, si incrementa gradualmente l’uso di strategie flessibili, avendo chiaro il proprio orizzonte temporale, volte a mitigare gli effetti sulla volatilità dei portafogli.
Il contesto macro è ancora favorevole. Questo ed il prossimo anno saranno ancora di crescita sostenuta. I segni più diminuiscono, comunque, perché il ciclo è chiaramente maturo, e le sorprese positive in chiara diminuzione. L’elenco dei punti di domanda, per contro si infittisce, e non tanto sul fronte economico, quanto su quello politico. Quest’ultimo grava, troppo spesso, sulle scelte degli investitori e, quand’anche peggiori, su quelle dei consumatori e delle imprese e, quindi, sul ciclo economico.
Sei mesi fa le attese per il consiglio europeo di fine giugno erano importanti, soprattutto per l’unione bancaria. Non ci sono stati risultati, invece, e difficilmente ne vedremo a breve. La politica europea sembra sempre meno ambiziosa, quando non involutiva.
All’inizio dell’anno Corea del Nord e guerre tariffarie primeggiavano sui giornali. Il problema coreano sembra ben indirizzato, mentre i dazi rimangono un tema discusso. L’effetto di questi ultimi non si vede sulle stime correnti, ma in qualche modo si vedrà in futuro.
E poi c’è l’Italia, tornata a pagare rendimenti positivi sul proprio debito, nonostante i tassi negativi della BCE. Il premio per il rischio è consistente; come tutte queste situazioni, si porta dietro la volatilità.
Gli investitori rimangono, quindi, tra l’incudine ed il martello di rendimenti bassi e volatilità. L’investitore può difendersi ragionando per obiettivi da raggiungere in un chiaro orizzonte temporale.
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