Uno dei mantra dei mercati, e della finanza in generale, è che investire in azioni sia più pericoloso che farlo in obbligazioni. Ma è vero? E, soprattutto, è sempre vero?
Certo che non lo è, purtroppo, perché non esiste niente di assolutamente certo e sicuro. L’esempio che segue chiarifica il tutto.
Prendiamo come esempio il BTP decennale, ben noto perché è quello su cui si calcola lo spread rispetto all’omologo tedesco. Questo titolo paga una cedola del 2%.
Ad inizio maggio, quotava 102. La quotazione è precipitata a 92 nei giorni più acuti della crisi. Questa obbligazione ha quindi perso 10 figure. Quanto tempo ci vuole a recuperare la perdita? Tenendo conto che la cedola è del 2%, ci vogliono 5 anni di cedole, nell’ipotesi in cui i tassi rimangano invariati, per tornare a 102.
E per i mercati azionari? Dai minimi di marzo 2009, dopo il fallimento di Lehman Brothers, per tornare ai massimi del 2007, prima del crollo (poi superati, ndr.), ci sono voluti 4 anni e due mesi.
L’esempio è semplice e non esaustivo, e potrebbe tranquillamente essere fatto al contrario, per dimostrare che le azioni possono essere meno sicure delle obbligazioni. Quel che conta è aver mostrato che, contrariamente alla vulgata tradizionale, le obbligazioni non sono sempre più sicure delle azioni.
