Insieme al vorticoso sviluppo delle tecnologie, la demografia è il fattore da cui più dipende il nostro futuro. Tuttavia, mentre dei progressi della tecnologia si parla moltissimo, degli impatti della demografia in finanza ci si dimentica spesso. Video a cura del Prof. Mario Noera, Docente di Economia degli intermediari finanziari alla UniBocconi.
La demografia spiega molte delle difficoltà di oggi, ma illumina anche sulle traiettorie dell’economia di domani. I trend demografici, infatti, sono tra le poche certezze dell’economista, poiché dipendono da comportamenti della popolazione che si modificano molto lentamente nel tempo. Per questo motivo, essi generano effetti facilmente prevedibili.
E’ noto che, per effetto congiunto della bassa natalità e dell’allungamento della vita media in tutti i paesi industriali, è in atto da decenni un inesorabile declino demografico. In alcuni paesi come Giappone, Germania e anche Italia, questo fenomeno è però particolarmente grave. L’Istat prevede, infatti, che nel prossimo mezzo secolo, in Italia il totale della popolazione diminuirà, nello scenario migliore di almeno 6 milioni e mezzo di individui; in quello peggiore potrebbe addirittura crollare di oltre 14 milioni. Da 60 e passa attuali ai 46 milioni e mezzo nel 2050.
Una diminuzione di questa portata è destinata fatalmente a sconvolgere anche la struttura per età della popolazione. La piramide demografica tenderà infatti a rovesciarsi; anziché avere una base larga di giovani e un numero sempre più ristretto di persone nelle classi di età più avanzate, come peraltro avvenuto negli anni sessanta e novanta del secolo scorso, la base di giovani diventa via via più stretta del vertice di anziani. Già adesso quasi un quarto della popolazione ha più di 65 anni di età, ma tra vent’anni gli ultrasessantacinquenni saranno addirittura oltre un terzo della popolazione. Di contro, invece, le fasce di età in attività lavorativa si saranno ridotte di ben 10 punti percentuali, dal 65% al 55.
Queste tendenze sono sicuramente destinate a lasciare segni profondi anche nell’economia e nei mercati finanziari. È ovviamente difficile, oggi, immaginare tutte le implicazioni di una diminuzione così massiccia di popolazione, del rovesciamento della piramide demografica; ma, forse, possiamo farcene un’idea ripensando a rovescio la storia che abbiamo conosciuto finora.
A partire dal secondo dopoguerra, le economie occidentali avevano infatti beneficiato della straordinaria spinta prodotta proprio dalla demografia, cioè dai baby boomers, vale a dire i nati tra il 1945 ed il 1960, e che hanno rappresentato la generazione più popolosa di tutti i tempi.
I baby boomers, come consumatori, hanno fatto esplodere i consumi di massa, dal rock and roll ai blue jeans, e come produttori hanno sostenuto per decenni la crescita del reddito e del benessere. Per 50 anni il rapporto tra popolazione che produce e popolazione che consuma ha esercitato cioè un potente effetto espansivo sull’economia. Adesso, però, i baby boomer sono ormai quasi tutti pensionati. Alle generazioni successive, i cosiddetti millennials, le cosiddette generazioni x e y, cioè i nati dopo gli anni ottanta del novecento, sono molto meno numerose, per via della denatalità.
Con il rapido invecchiamento della popolazione, il rapporto tra consumatori e produttori sta velocemente peggiorando; ci sono cioè sempre meno produttori, i giovani, e sempre più consumatori, i vecchi. È dimostrato che la rarefazione della popolazione attiva contribuisce alla stagnazione economica, e tende a ridurre il risparmio. Le conseguenze finali di queste tendenze sono di rendere sempre meno sostenibili i sistemi pensionistici, sanitari e di welfare proprio nel momento in cui diventano invece più necessari per via dell’invecchiamento della popolazione.
Sarebbe quindi oggi strategico, e forse anche urgente, chiedersi quale debba essere nei prossimi anni il ruolo dell’industria finanziaria all’interno di questo cambiamento epocale. Sarebbe quindi oggi strategico, e forse anche urgente, chiedersi quale debba essere nei prossimi anni il ruolo dell’industria finanziaria all’interno di questo cambiamento epocale. È indubbio, infatti, che la demografia modifica in profondità anche i bisogni ed i comportamenti finanziari delle persone.
Nel ciclo di vita di ciascuno, la fase lavorativa é anche la fase della vita in cui tipicamente si accumula risparmio, mentre il pensionamento è la fase in cui i risparmi vengono invece utilizzati.
Con l’aumento della popolazione anziana, diminuisce quindi l’attenzione delle persone per l’accumulazione della ricchezza, e anche per la performance; aumenta, invece, l’esposizione delle persone al cosiddetto rischio longevità, cioè il rischio di sopravvivere all’esaurimento del proprio patrimonio. Aumenta quindi anche l’urgenza di disporre di tutele e di rendite.strong
Nell’industria finanziaria si è oggi spesso molto concentrati sul tema di come sfruttare al meglio tecnologie e social network per catturare le nuove generazioni, ma si tende talvolta a dimenticare che in realtà la sfida forse più grande dei prossimi anni non sarà tanto la conquista dei millennials, quanto il benessere finanziario dei baby boomers. Questo soprattutto tenendo conto del fatto che per molti decenni ancora quasi tutta la ricchezza finanziaria del paese sarà ancora detenuta proprio da loro.
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