Mercati. Scenario Economico Maggio 2019 | GAM Italia

“Se qualcosa ha funzionato in passato, non è detto funzioni anche oggi”. Le condizioni dello scenario sfidano la capacità di adattamento degli investitori. Outlook sui mercati di maggio presentato da Carlo Benetti, Market Specialist di GAM Italia.

Qualcosa sta cambiando

“Se qualcosa ha funzionato in passato non è detto funzioni anche oggi”. Lo dice il nuotatore estremo Lewis Pugh. Le tecniche di nuotata che impiegò al Polo Nord, bracciate molto veloci per impedire al freddo di aggredire gli organi vitali, si rivelarono drammaticamente inadeguate qualche anno dopo quando ritentò la stessa impresa sull’Himalaya, a 5.300 metri di altitudine. In quel caso l’insidia maggiore non era il freddo, ma l’aria rarefatta, e allora Pugh dovete cambiare radicalmente la strategia: procedere non veloce, ma lento. Niente bracciate potenti, ma lo stile, avanzare con lo stile a rana. L’esperienza di Lewis Pugh sull’Himalaya è quella, alla fin fine, universale, della capacità di adattare i comportamenti al mutare delle condizioni. La Federal Reserve, che come più che ha cambiato il passo a inizio anno, in queste settimane fa i conti con tre ordini di problemi. La ricostituzione delle munizioni per contrastare un’eventuale fase negativa dell’economia. Nei primi anni 2000, quando esplose la bolla delle dot.com, la Federal Reserve riuscì a tagliare i tassi di oltre il 5 per cento, e frenò l’aumento della disoccupazione a poco più del 6 per cento. Nel 2008 un taglio dei tassi più o meno analogo non impedì alla disoccupazione di sfiorare il 10 per cento. Oggi i tassi dei fondi federali sono intorno al 2 e mezzo per cento, e quindi l’attenzione è ovviamente alle condizioni della crescita, e qui veniamo al secondo problema, e cioè le contraddizioni dei dati. La disoccupazione è scesa al 3,6 per cento, un livello che non si vedeva da 50 anni, ma non ci sono tensioni sui salari. In altre parole, da una parte abbiamo dati del mercato del lavoro che dovrebbero mettere fine alla pausa caffè della normalizzazione dei tassi, ma d’altro canto dall’altra parte non abbiamo nessuna accelerazione dei salari, e questo apre uno scenario opposto. Il terzo problema con cui deve fare i conti la Fed è il fuoco amico, lo scontro con la Casa Bianca sul valore dell’indipendenza della banca centrale. E’ fallito il tentativo di nominare nel board due persone vicine al presidente, e che avrebbero potuto orientare politicamente le scelte sui tassi, che diventano cruciali in un anno elettorale. Però le tensioni tra Casa Bianca e Marriner Eccles Building, la sede della Fed, sono destinate a proseguire.

Le conseguenze sui mercati

Per Bloomberg le probabilità che quest’anno la fed aumenti o tagli i tassi si equivalgono. In realtà un ragionamento compiuto sul mercato del lavoro è impossibile nei tempi di questa nostra conversazione. Bisognerebbe tenere conto dei tassi di occupazione e del loro rapporto con l’inflazione. E’ certo che sarà l’inflazione al centro del dibattito, dell’attenzione, nei prossimi mesi. Un aiuto all’economia globale arriverà dalla Cina. Ha stabilizzato il rallentamento, ma soprattutto il governo vuole arrivare con le carte in regola alle celebrazioni del prossimo primo ottobre, 70 anni dalla fondazione della repubblica popolare. Ma oltre alle incertezze di scenario, i mercati devono fare i conti anche con le mutevolezze della politica. E’ bastato un tweet presidenziale una domenica pomeriggio, che annunciava l’aumento dei dazi sulle merci cinesi, per spazzare via in un attimo l’ottimismo che si era creato in settimane attorno ai colloqui tra Stati Uniti e Cina. Quindi hanno pagato un dazio pesante i listini, soprattutto quello cinese. Il rendimento del treasury è scivolato di qualche punto base, e dollaro e yen si sono rafforzati contro le maggiori valute.

Le scelte di asset allocation

Gli investitori fanno i conti con la stessa incertezza dei banchieri centrali. Le probabilità sono ancora favore di un proseguimento dell’attività economica nei prossimi mesi, perché i fattori che diedero origine al cambio di direzione nella seconda metà dello scorso anno non avevano caratteristiche strutturali. La politica monetaria è tuttora accomodante, non manca l’impulso del credito e l’aumento del prezzo del greggio è stato temporaneo. Non vediamo ragioni fondamentali che facciano prevedere un aggravio dei costi energetici, ma poiché non mancano le sorprese della
politica e dei tweet del presidente, l’investitore deve trovare il giusto equilibrio tra esposizione al rischio e cautela, e come Lewis Pugh sul lago himalayano deve misurare la forza delle bracciate, essere cauto e non aggressivo, la resistenza, il lungo termine deve far premio sulla velocità. Fuori di metafora, l’esposizione agli asset rischiosi non può non tenere conto della imprevedibilità, della mutevolezza delle condizioni. La diversificazione si amplia quindi a quelle aree di nicchia del
credito, come le obbligazioni MBS, le obbligazioni legate alle assicurazioni, CAT bond, credito junior subordinato di emittenti di qualità e naturalmente il debito emergente. La diversificazione della parte di portafoglio orientata alla stabilizzazione la si può completare con strategie multi asset con basso gradiente di volatilità. Dice Pugh che sull’Everest “ho imparato due lezioni fondamentali. Primo: se qualcosa ha funzionato in passato non è detto che funzioni sempre; secondo, sfide diverse richiedono un approccio mentale diverso”. Non c’è nulla da aggiungere.

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