Alessandro Fugnoli, Strategist di Kairos, spiega l’attuale fase di consolidamento dei mercati, positiva sia per il mondo bond che equity.
Dopo quattro mesi di rialzo vertiginoso, a partire dai primi giorni dell’anno, tutti i mercati sono entrati in una fase di pausa e di consolidamento, che durerà verosimilmente questo mese e il prossimo. La verifica degli utili societari del primo trimestre è stata nel complesso positiva. Si prevedeva una diminuzione rispetto all’anno scorso, invece abbiamo avuto un sostanziale pareggio, e questo è positivo considerando l’esplosione che c’era stata l’anno scorso, soprattutto negli Stati Uniti. E’ però ora è giunto il momento di un consolidamento, per due fattori. Il primo è che la Federal Reserve ci ha fatto capire che i ribassi dei tassi che il mercato cominciava ad aspettarsi, con un po’ troppa ansia, sono da rinviare un po’ in là nel tempo perché non ce n’é in realtà tutto questo bisogno. Secondo problema è che siamo nella fase finale delle trattative tra Stati Uniti e Cina, è la fase più difficile, e un eventuale fallimento comporterebbe dei problemi piuttosto seri, anche se è improbabile, e quindi i mercati si sono fermati e hanno ripreso essere un po’ volatili, non sono più unidirezionali, quindi non si muovono più solamente verso l’alto, ma in tutte e due le direzioni, comunque in un range molto limitato. Quindi direi che è una fase di pausa non preoccupante.
Si sa che la parte finale di un negoziato commerciale, di qualsiasi negoziato, è la parte più difficile. Ci sono gli indurimenti tattici dell’ultimo minuto, ed anche questa volta Trump ha mostrato la sua voglia di negoziare fino all’ultimo e di spremere fino all’ultima concessione dai cinesi, i quali cinesi sono pronti a molte concessioni, tranne una, quella più ambiziosa dal punto di vista americano, che è quella di produrre addirittura un cambiamento nel modello economico cinese, e quindi di ridimensionare l’intervento pubblico nell’economia, che a loro dire favorisce in modo non corretto le imprese pubbliche. Ecco, su questa la Cina non cederà, così come farà fatica a cedere alla richiesta di verifiche sul campo dell’accordo che si andrà a firmare. L’accordo quindi non sarà necessariamente molto forte, molto robusto, molto profondo, però è ancora verosimile che un accordo alla fine si trovi, e questo ai mercati basta.
Il fattore che in questo momento dà più fiducia ai mercati è l’esplosione della produttività negli Stati Uniti. La produttività un fenomeno ancora poco conosciuto. Non è molto chiaro, da un decennio all’altro, che cosa abbia determinato la discesa prima e adesso l’aumento della produttività, anche per il fatto che in questo momento non c’è un particolare aumento degli investimenti negli Stati Uniti, però questa produttività di fatto c’è, e permette sia ai bond sia alle azioni di poter considerare un ulteriore spazio per salire, perché la produttività significa che a parità di crescita c’è meno inflazione, ed a parità di inflazione c’è più crescita, quindi questo è benefico sia per i bond sia per le azioni.
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