Il drenaggio di liquidità sarà come il ritiro della marea; ma non sappiamo se questo movimento sarà analogo alle maree di Pietra Ligure o di Saint Malo in Bretagna. L’Outlook sui mercati di Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM Italia.
I ragionamenti su tutto l’arco temporale, in queste prime settimane di gennaio, non sono mancati. Ed hanno messo alla prova la pazienza e la scrupolosità di molti. Vanno ricordati brevemente solo due aspetti.
Il primo è quello dello stretching. Come dopo un’esercizio faticoso e prolungato i muscoli sono affaticati, così può sembrare questo inizio d’anno. Le buone condizioni del 2017 continuano a manifestarsi, magari con minore fluidità. Non dimentichiamo che siamo in una fase molto matura del ciclo.
Il secondo aspetto riguarda le banche centrali, che si ritireranno dalle politiche non convenzionali. Un drenaggio di liquidità che sarà imponente, e che assomiglierà, come detto, ad una marea. Bisogna vedere quanto questo ritiro sarà intenso, se poco o molto.
Temi e fonti di incertezza non mancano. Inflazione, banche centrali, geopolitica, vulnerabilità dei mercati finanziari. Ci sono macrotemi su cui, però, vale la pena ragionare. Fenomeni di lungo periodo sono la crescita dei consumi nei paesi emergenti; il trasferimento di attività commerciali dal mondo fisico a quello online. In altri termini, la crescita dei mercati emergenti, ed il susseguente boost a settori come healthcare e lusso. Insieme a questo, la distruption tecnologica, e chi ci vince e chi ci perde.
Ci sono un paio di temi anche per un orizzonte più breve. C’è ancora forza nell’economia europea, con potenziale di crescita pluriennale. L’altro tema sono i consumatori cinesi, protagonisti della crescita della seconda economia mondiale. Crescita, questa, che si sta sviluppando nei consumi e nei servizi, spostandosi da quella degli investimenti pubblici. Ne beneficiano le imprese domestiche, ma anche gli esportatori americani ed europei.
L’aspetto positivo del ritorno della grande liquidità è il ritorno del rischio, e quindi a valutazioni oggettive. Nel 2018 ci si avvia ad un movimento opposto a quello che ha favorito in questi anni gli strumenti passivi. Guadagnano favore selezione e la gestione attiva. La grossa crescita delle strategie passive è essa stessa un’elemento di vulnerabilità dell’impianto finanziario mondiale.
L’asset allocation non cambia. Si segue il momentum che guida i prezzi, quindi preferenza ad azioni rispetto alle obbligazioni. Non cambiano neanche le preferenze regionali: Europa, Giappone, emergenti. Sulle obbligazioni, cautela sui titoli governativi. Preferenza verso il credito più selettiva.
Proprio perché non sappiamo cosa ci sia dietro l’angolo, si consiglia di affiancare alla direzionalità degli strumenti alternativi.
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