Intervista a Marco Nascimbene, gestore del fondo Fondersel PMI, sulle prospettive del mercato azionario italiano. I mercati finanziari alla prova dell’autunno.
Dopo un periodo estivo senza particolari novità e movimenti per i mercati azionari globali, settembre si è aperto al rialzo sia per l’Europa che per l’Italia.
Entrano nello specifico, gli aspetti positivi sono, in particolare, i buoni dati economici. Per la prima volta, dopo tanti anni, hanno stupito e stanno stupendo al rialzo. Sono in ripresa anche i flussi d’investimento sulle società a media e piccola capitalizzazione.
Parlando invece di ambiti prudenziali per l’autunno, c’è da tenere presente una duplice sorgente. Da un lato, aspetti negativi esogeni, che possono essere le tensioni politiche, già manifestatesi in estate; dall’altro, le tensioni politiche domestiche che stanno pian piano crescendo in previsioni delle elezioni in primavera.
Continua ad esserlo il settore industriale, perché beneficia dell’andamento positivo dell’economia europea ed italiana. Sono interessanti anche i consumi, perché si inizia a vedere qualche segno di risveglio anche qui. Inoltre, si beneficia del processo di consolidamento del settore, e di riduzione dei punti vendita, con conseguenti minori costi. Anche il settore bancario risulta essere interessante. Questo perché si sta continuando a risolvere le problematiche del settore bancario. Per esempio, trimestre su trimestre si assiste ad un calo dei nuovi NPL, cioè dei crediti in sofferenza.
Da ciò si evince che i bilanci delle maggiori banche, tutte quotate (MPS tornerà tra poco), iniziano ad essere maggiormente in ordine. E’ vero che la redditività ancora latita perché i tassi d’interesse sono bassi, ma il margine di recupero almeno poggia su basi più solide.
Non solo, ma il settore sta cercando di ridurre di molto i costi, attraverso la riduzione degli sportelli, quella del personale ed una progressiva digitalizzazione.
Prudenza, invece, sul settore delle utilities, viste le valutazioni elevate ed i rischi legati all’aumento dei tassi di interesse. Il settore petrolifero continua ad essere penalizzato dai prezzi bassi della commodity; il settore è più attraente sul piano dei servizi che della materia prima spuria. Essendo però il prezzo del petrolio il chiaro driver, per adesso non ci sono motivi di interesse.
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