Estratto video da ANIMA Live del 22 marzo con Luca Noto, Jlenia Rossi e Carlo Majolo. La view sui mercati dopo la Fed di Powell, i dazi di Trump e le soluzioni che propone Anima.
Primo meeting con Powell al timone. Nessuna rivoluzione, ma posizioni in evoluzione. Rialzo dei tassi molto atteso da qualche mese; l’economia americana, dopotutto, viaggia bene. Le previsioni rimangono su 3 o 4 rialzi, c’è parecchia incertezza al proposito. La cosa importante è che Powell rappresenta comunque la continuità nella conduzione della politica monetaria americana. L’aumento dei tassi rimane graduale, almeno fino al 2019 compreso. Nel periodo successivo, la FED per adesso sembra neutrale, e diventerà quindi attendista intorno al 3%.
Si tratta di un tema dominante in quest’annata. Le pressioni salariali all’inizio dell’anno avevano determinato una preoccupazione sull’inflazione per un rialzo eccessivo. La FED ha incorporato le previsioni sul rialzo dell’inflazione al 2% con l’attuale buon andamento dell’economia USA.
Sono state riviste al rialzo le stime di crescita americana, sia per quest’anno che per il prossimo. Leggermente al rialzo le proiezioni sull’inflazione. Nonostante la solida crescita USA, ed un mercato del lavoro saturo, l’attuale contesto economico non gonfia l’inflazione. La FED proseguirà quindi con un rialzo graduale dei tassi, anche se forse leggermente più ripido di prima.
Anche se la crescita è solida, nel mondo, adesso siamo in una fase in cui non ci sono più sorprese positive. I mercati sono in apprensione per questo, ma è normale che ci sia un ridimensionamento di queste aspettative. La crescita dovrebbe mantenersi solida e sincronizzata. I mercati devono vivere con una maggiore incertezza sul quadro macro.
Sul fronte inflattivo c’erano timori di riscaldamento, ma il dato sui salari è che le pressioni sulla crescita dei prezzi sono moderate; l’assenza di riscaldamento proseguirà nell’annata.
I mercati stanno anche riflettendo sui timori di protezionismo, che potrebbero impattare la crescita mondiale.
Complessivamente, si sta materializzando uno scenario macro meno visibile dei mesi scorsi, con mercati più volatili. L’approccio deve essere cauto e tattico.
Le indicazioni vanno in questa direzione. Le riduzioni a cui abbiamo assistito vanno anch’esse in questa direzione. A settembre è prevista un’ulteriore riduzione di acquisti; ad anno nuovo dovrebbe essere tutto finito.
Sembra che la BCE stia decidendo, però, di allungare il periodo tra la conclusione degli acquisti di bond ed il primo rialzo dei tassi. Quest’ultimo potrebbe avvenire a metà 2019.
Il mercato, comunque, non riesce ancora ad incorporare quanti rialzi potranno essere fatti, ed in quanto tempo, ed è una questione importante. Le banche centrali sono adesso molto caute sia nel primo rialzo che in quelli successivi, e nella loro implementazione temporale.
I mercati obbligazionari già prezzano molto tutto questo,  soprattutto in relazione alla FED. Considerando anche la mancata esplosione dell’inflazione, le condizioni attuali del mercato obbligazionario sembrano più tranquille. Un approccio anche flessibile sarebbe molto intelligente, e non solo tattico.
Si tratta di un tema anch’esso centrale; sembra che i rischi legati ad una visione negativa del protezionismo stiano aumentando. Ma bisogna vedere come e se si concretizzerà questo rischio politico. Ovviamente non gioverebbe a nessuno una guerra tariffaria.
Il protezionismo è dannoso per l’economia perché le tariffe hanno un effetto negativo sui volumi di merci, beni e servizi scambiati a livello globale. Ed un effetto negativo sul commercio è negativo per l’economia e sulla crescita degli utili aziendali, quindi impatta anche i mercati.
Ma allora perché Trump sta facendo tutto ciò, e con questa forza? I provvedimenti appena presi su acciaio ed alluminio riguardano solo uno 0,25% del PIL americano. Hanno più che altro un valore simbolico nei confronti dei partner commerciali. Il vero obiettivo è di intervenire sull’enorme deficit commerciale che c’è tra Stati Uniti e Cina. E la cosa riguarda anche il furto di proprietà intellettuale da parte dei cinesi, cessione obbligatoria se si vuole fare affari nel Celeste Impero.
Quindi sì, ci sono dei rischi, ma non è affatto detto che si arrivi ad una guerra commerciale. Quest’ultima partirebbe solo con una serie di ritorsioni congiunte tra partner commemorali. La Cina è molto cauta, di conseguenza, in questo momento. E sembra che la negoziazioni tra le parti possano risolversi per il verso giusto.
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