Il punto di Andrea Delitala di Pictet AM Italia su come investire oggi. Il quadro macro e le opportunità presenti sul mercato a luglio 2017.
Giugno è stato un mese in cui i dati economici sono rimasti sostanzialmente positivi, ma con tono minore, soprattutto in America. C’è un calo dell’inflazione core, che si sta allontanando dal traguardo del 2% comune a tutte le banche centrali.
Non è facile spiegare perché accada questo. Certamente la componente inflattiva derivante dalle materie prime non porta un contributo positivo; il prezzo del petrolio, infatti, sta arretrando e rimarrà quantomeno stabile.
Non si capisce perché con un mercato del lavoro estremamente serrato, con solo il 4,3% di disoccupazione, non ci sia nessun segno di inflazione salariale. E’ un mistero economico con spiegazioni solo parziali, e legate alla sottoccupazione, cioè la qualità inferiore alla quantità dell’occupazione.
Protagoniste come e più del solito, con un atteggiamento piuttosto aggressivo. La FED ha proseguito nei rialzi, facendo il terzo di seguito nelle ultime riunioni. Nel complesso, siamo già a quattro dal dicembre 2015. Soprattutto, si è detta propensa a proseguire con un ulteriore rialzo a fine 2017. Ha anche lasciato intendere che inizierà presto a ridurre il proprio bilancio, cioè tutto quanto comprato durante la crisi per sostenere i mercati. Normalizzerà quindi anche questo, non solo i tassi di interesse. Questo fa un po’ specie se messo a confronto con i dati macro, che nell’ultimo periodo sono, come detto, un po’ più deboli. Perché?
O la FED sa qualcosa di più di macroeconomia (da dubitarne), o la FED sa qualcosa di più di deregolamentazione. Il Tesoro USA ha fatto una disamina della materia regolamentare, e proporrà una riduzione delle norme della Dodd-Frank.
E’ questo il motivo per cui la FED è aggressiva? Probabilmente sì, e per questo sceglie di normalizzare i tassi al ritmo di tre rialzi all’anno. Il mercato, è bene precisarlo, è del tutto scettico su queste tappe.
Questo è un problema. Perché? Perché siamo tornati ad una divergenza tra aspettative del mercato (che non crede alla FED) e quello che questa fa (e dice). Questa divergenza ha il potenziale per creare volatilità.
Anche Draghi, a Sintra, sembra aver assecondato questo atteggiamento più aggressivo iniziato dalla FED. Ha infatti parlato di forze reflazionistiche.
In Europa, francamente, le cose vanno bene dal punto di vista macro, ma non ci sono impulsi inflazionistici. Come mai Draghi, che è più creduto dal mercato, cambia tono? L’effetto, comunque, è un rafforzamento dell’euro.
Questo atteggiamento delle banche centrali sembra in contraddizione con i fondamentali. Quindi, prudenza.
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