Il giro di boa della metà d’anno coincide con l’inversione delle politiche monetarie. E’ cambiato qualcosa in entrambe le sponde dell’Atlantico. Lo scenario economico di mercato di luglio di Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM Italia.
Sia pure con il registro semantico della gradualità e della coerenza dei dati economici, la FED prosegue sul sentiero della normalizzazione. A ruota segue la Bank of England. Siamo, tra l’altro, nei giorni del 10° anniversario dell’ultimo rialzo dei tassi, quando erano a 5,75%. Davvero un’altra era. La banca centrale inglese sconta uno scenario quantomeno eccentrico e complesso; contrazione dei consumi e degli investimenti, debolezza della sterlina (importazioni più care), inflazione ben oltre il desiderato 2%.
La BCE è ancora lontana dall’aumento dei tassi. E’ comunque cambiato il registro linguistico. Nella filigrana del discorso di Draghi a Sintra si riconosce l’approssimarsi del tapering, cioè il graduale alleggerimento del QE. Questa volta sarà un taper senza tantrum, quindi. Il tantrum, semmai, è nella crescita, robusta ovunque, con un sincronismo inusuale, eppure senza inflazione. Questo perché manca il driver principale, cioè la pressione salariale.
Nel secondo trimestre le economie avanzate hanno confermato la solidità della crescita. Sono migliorate le condizioni del mercato del lavoro. Eppure non ci sono ancora convincenti segnali di pressioni salariali sui prezzi alla produzione. L’inflazione core, quella al netto delle componenti volatili di energia ed alimentari, in alcune aree è addirittura diminuita. I mercati obbligazionari hanno aggiustato al ribasso i breakeven di inflazione. Sembra quasi che ci sia una diffidenza verso l’autentica robustezza del movimento reflazionistico. In definitiva, lo scenario economico è quello di crescita senza inflazione. Le cause sono probabilmente la discesa dei prezzi del petrolio; i cambiamenti del mercato del lavoro; la formazione delle catene globali del valore, cioè la partecipazione al lavoro di milioni di persone, che frenano la crescita dei prezzi.
In ogni caso, le banche centrali hanno l’esigenza di ricostituire spazi di manovra su tassi e bilanci.
I mercati azionari non prestano molto credito alla retorica della crescita formidabile. Hanno però reagito alla volontà dei banchieri centrali di normalizzare tassi e bilanci. Il BTP a 10 anni è tornato sopra il 2%. L’omologo tedesco è raddoppiato, portandosi a 0,50%. Si conferma la preferenza per una diversificazione nella componente obbligazionaria con strumenti che diano reddito senza esporsi al rischio di curva.
Per quanto concerne le azioni, siamo in un contesto di borse ai massimi e volatilità ai minimi storici. Un ottundimento della percezione del rischio generato dalle ben note misure monetarie ultraespansionistiche. Come visto prima, però, queste ultime sono prossime all’esaurimento. Bene dunque interrogarsi sulla sostenibilità di queste condizioni straordinarie. E’ come pattinare sul ghiaccio che si sta assottigliando, ma nessuno sembra voler smettere di pattinare. Nessuno vuole uscire, quindi, dalle posizioni più rischiose. Si conferma perciò un sovrappeso relativo delle azioni. Da tenere d’occhio gli utili aziendali, che sono l’attuale, vero combustibile dei listini.
Tra gli stili vincenti ci sono quello growth (crescita), i titoli di qualità, e le azioni emergenti, sostenute da crescita, utili, valutazioni interessanti. Queste ultime sono aiutate anche da un dollaro debole.
Tra gli stili perdenti, in termini relativi, si vedono i titoli value (valore), i finanziari ed il dollaro. Quest’ultimo è stretto tra i differenziali di interesse da una parte, ed i riscatti dalla borsa americana per investire in altre parti del mondo che al momento presentano maggiore appeal.
You can see how this popup was set up in our step-by-step guide: https://wppopupmaker.com/guides/auto-opening-announcement-popups/
You can see how this popup was set up in our step-by-step guide: https://wppopupmaker.com/guides/auto-opening-announcement-popups/