Investimenti responsabili. Rendono? E quanto? | Monitor Risparmio

Intervista a Giancarlo Sandrin, presidente di CFA Society Italy. Gli investimenti responsabili sono sempre più presenti nei portafogli di investimento. Perché? Perché rendono.

Cos’è che fa CFA Society Italy, nello specifico

Raggruppa professionisti che abbiano conseguito la certificazione CFA (Chartered Financial Analyst), una delle principali in ambito finanziario internazionale. Inoltre, svolge attività di promozione etica all’interno dell’industria finanziaria, anche attraverso formazione apposita, sia per gli associati che per terzi.

Uno dei temi caldi del momento in finanza sono gli investimenti responsabili. Come è messa l’Italia? Quali sono i trend emergenti?

Il concetto di SRI (Socially Responsible Investing) è ormai un po’ vecchio per gli investimenti sostenibili. In questo caso, infatti, ci si basava soprattutto su criteri di esclusione. Si escludevano, infatti, aziende legate ad armi, alcool, tabacco. In Europa ed in Italia questo criterio, comunque, viene ancora molto utilizzato.

Si stanno però creando delle nuove strategie, definite ESG (Environmental, Social & Governance), che prendono in considerazione l’ambiente, la responsabilità sociale e quella di governance come criteri di selezione delle aziende. Questo trend si è sviluppato in America, e sta arrivando sempre più anche in Europa, soprattutto in Francia, Germania, UK e Svizzera. L’Italia viene subito dopo.

Investire eticamente significa attendersi performance peggiori della media?

Assolutamente no. Le performance degli indici sostenibili nel medio-lungo termine (3-5 anni) sono state migliori di quelli tradizionali. In particolare in Europa, nei mercati globali ed in quelli emergenti.

CFA ha condotto un sondaggio globale a questo proposito. Ed ha scoperto che il 68% degli asset manager e delle società di gestione utilizzano criteri ESG per le scelte di investimento. L’ottica, chiaramente, è più di lungo termine. Nel settore automobilistico, per esempio, il futuro non è certamente dei motori diesel od a benzina; al contrario, sarà di quelli elettrici o ad idrogeno. Non guardare a questi trend è negativo per i fattori ESG, ma lo è anche per l’investimento nel suo complesso.

Stessa cosa vale per i criteri di corporate governance. Ormai il criterio di allineare gli interessi del board con quelli degli azionisti è delineato. In ambito sociale, c’è massima attenzione alle condizioni dei lavoratori, soprattutto per le filiere produttive dei mercati emergenti. Queste ultime, infatti, si stanno allineando sempre più ad assomigliare a quelle dei mercati sviluppati, ed anche qui il trend è molto forte.

ESG non è soltanto un investimento etico, ma è anche sostenibile per il business dell’azienda, e quindi anche per il portafoglio dell’investitore.

Nei programmi di formazione di CFA Society sono previsti anche questi temi?

Assolutamente sì. Nel CV preparato per l’esame CFA sono state inserite di recente le richieste di conoscenze specifiche ESG. L’Associazione porta avanti questi temi attraverso conferenze per istruire il pubblico ed i professionisti nell’adottare questi criteri di investimento.

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