Intervista ad Andrea Rotti, direttore del team delle gestioni patrimoniali Ersel, in merito alla situazione dei mercati finanziari con la nuova amministrazione americana.
L’inizio dell’anno è stato nel complesso favorevole sui mercati finanziari. Si è in pratica continuata la fine dell’anno scorso. I mercati sono ispirati dal “reflation trade”, inspirato dall’amministrazione Trump. Sul corpo di un’economia che già cresceva, viene innestato un nuovo stimolo economico. Questo è fatto di investimenti e detassazione degli utili. Obiettivo dichiarato: far continuare il ciclo economico, che perdura già da parecchio.
Al mercato piace questa parte del programma dell’amministrazione Trump. In questo momento prezza meno le parti più negative e più controverse (maggior protezionismo). Sarà interessante ascoltare l’audizione al congresso del 28 di Febbraio. Lì Trump chiarirà le linee guida del programma economico. Soprattutto, farà maggior chiarezza sugli stimoli fiscali (ulteriore detassazione degli utili per le aziende).
Il mercato è stato sostenuto anche dalle evidenze analitiche macro e microeconomiche. Per quanto concerne le macro, c’è sincronia nel ciclo manifatturiero, indicata dai PMI delle principali economie sviluppate. Questo fornisce un certo conforto, anche in Europa, tranne che in Italia. Sul fronte micro, la stagione degli utili è favorevole. Ci si sta attestando quasi sulla doppia cifra percentuale per il 2016 in USA. Per quest’anno, si ritiene che l’avanzo degli utili debba essere almeno di pari entità.
Hanno contribuito in particolare il settore delle risorse di base e l’energia, risvegliatisi dopo un lungo torpore.
Il contesto sembra quindi un contesto di supporto alle attività procicliche (quindi di rischio).
Se ne parla meno proprio perché ci si sta focallizzando sugli stimoli fiscali, ma soo ancora supportive. Sicuramente lo sono in Europa e Giappone. Lo sono anche in alcuni EM, soprattutto in Asia.
La FED ha invece un suo percorso personale, già chiaro, di ripresa dei tassi. Quest’anno dovrebbero, come sanno tutti, essere tre. L’aspetto di liquidità dei mercati rimane favorevole.
Manteniamo un peso pieno sulle quote azionarie. Privilegiamo i paesi sviluppati rispetto agli emergenti. Negli EM, maggiore focalizzazione sull’Asia, caratterizzata da un contesto di crescita più stabile.
Nelle parti obbligazionarie, che rimangono le più obbligate da costruire dato il regime di tassi in evoluzione, privilegiamo le basse durate finanziarie. Questo soprattutto sui governativi, ed in particolare sull’area euro. Stiamo inserendo più posizioni, in USA, legate ai tassi variabili od al credito di breve durata. Negli EM abbiamo una buona esposizione obbligazionaria, convinti che il ciclo monetario possa ancora sostenere.
Buona esposizione valutaria, soprattutto sul dollaro, anche se questi livelli prezzano pienamente il valore del biglietto verde. Comunque, un altro leggero rialzo ci potrebbe essere, visto che la politica trumpiana è supportiva del dollaro.
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