Petrolio e oro, opportunità sulle materie prime | Swissquote

Petrolio e oro, opportunità sulle materie prime | Swissquote

Intervista di Stefano Gianti, Senior Business Developer di Swissquote presso gli studi CNBC Europe di Londra con Angela Antetomaso. Si parla di America e del resto del mondo, con un focus sulle commodities, in particolare petrolio e oro.

Com’è il mercato in questa prima parte dell’anno, anche considerato cosa succede negli USA, con un mercato a livelli record in attesa delle mosse di Trump e la FED che ha confermato il prossimo taglio dei tassi?

Inizio anno abbastanza particolare, con trend ben definiti. L’S&P500 e gli altri indici USA disegnano continuamente nuovi massimi storici. Ci si chiede quanto possa durare questo rally. Il rialzo non è comunque fortissimo, visto che il rapporto P/E è in area 18, ancora normale. Tutto si muove sulle aspettative del piano fiscale, previsto molto ampio.

Cosa molto particolare è che anche l’oro si stia muovendo al rialzo, nonostante la salita dei mercati e del dollaro.

Come mai questo, visto che l’oro di solito è considerato un bene rifugio?

Il rialzo finora è del 10%; l’anno scorso, di questo periodo, fu addirittura del 20%, ma la situazione in borsa era contraria (Cina). L’oro è ancora un bene rifugio; ricordiamoci che ci sono ancora molte incertezze economiche dall’Europa, ma anche politiche (elezioni prossime venture). Alcuni investitori stanno mettendo in questo porto sicuro parte dei loro soldi.

Non scordiamoci che l’inflazione sta salendo ed è vista ancora in rialzo; l’oro sta reagendo a questa situazione. Questo nonostante il dollaro sia, nel complesso, ancora molto forte.

A preoccupare è quindi la situazione politica in Europa, più che nel resto del mondo?

L’Europa è ancora il maggior problema a livello globale. Però i dati economici complessivi sono i migliori da parecchio tempo a questa parte, diversi anni. PMI europeo ai massimi da sei anni.

L’inflazione però sta ancora salendo…

Questo è un bene. Anche perché finché non si supererà il famigerato 2% la politica monetaria rimarrà accomodante. Il vero problema è la crescita disomogenea, anche se a livello globale la crescita è comunque continua e costante.

Ci sono diversi problemi da risolvere in europa, in primis il settore bancario, quello italiano in particolare. In America, nello stesso settore, ci sarà una “deregulation”. Vedremo se questa arriverà anche in Europa; da noi, nonostante Basilea III e IV, la trasparenza non è comunque aumentata. Dobbiamo quindi chiederci se tutta questa regolamentazione vale la pena, visto che le banche non producono utili al momento. E questa compressione degli utili è dovuta all’aumento dei costi.

Quanto sono forti ancora i timori per le banche italiane?

Sono ancora molto forti. Gli NPL sono un problema gravoso, sia quelli vecchi incagliati che quelli ceduti ai fondi di private equity. Ci vorrebbe una TARP europea, per replicare il successo di quella americana, che fornì liquidità alle banche in momenti di crisi, e che fu girata al sistema.

La ripresa in Europa ormai c’è da diversi mesi, ma il livello di ottimismo non sale di pari passo in tutte le aree.

Una cosa importante è la stabilizzazione del prezzo del petrolio, da ormai due mesi. Siamo stabili in area 55, cosa mai successa di recente. Questa cosa fa anche bene all’inflazione.

Vi aspettate prezzi stabili del petrolio anche per il resto dell’anno?

A nostro avviso sì. Difficile che risalgano, visto che ci sono ancora grandi quantitativi di scorte a livello globale. Nei prossimi 2-3 mesi i prezzi dovrebbero rimanere ancora abbastanza stabili. E questa cosa fa bene alle borse ed al mercato obbligazionario. Ricordiamo che ci sono stati, nel ultimi 2 mesi, 2 trilioni di deflussi dall’obbligazionario, e 6 trilioni di ingressi nell’azionario. Siamo quindi ancora in una fase di risk-on.

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