Elezioni. Il commento post voto di Alessandro Fugnoli di Kairos Partners SGR

Alessandro Fugnoli, Strategist del Gruppo Kairos, commenta l’esito delle elezioni italiane dello scorso 4 marzo 2018, che hanno visto la vittoria di Lega e M5S, e la sconfitta del PD.

Cosa è successo

Il risultato delle elezioni italiane cade in una fase globale favorevole, ma meno favorevole di quello che potevamo immaginare un anno fa. Abbiamo ancora un mondo che cresce, che però probabilmente ha toccato il picco della crescita. Abbiamo abbondante liquidità, ma anche qui abbiamo il picco della liquidità alle spalle; quindi, insomma, il contesto generale in questa fase è di digestione del grande rialzo della borsa di questi anni, di domande sul futuro. Si tratta di un contesto che non è favorevole come quello di qualche mese fa, ma è comunque ancora abbastanza di sostegno. Lo si è visto anche dalle prime reazioni al voto; l’euro ha tenuto molto bene, anzi si è addirittura rafforzato.

Questo anche perché il voto italiano ha coinciso con la definizione della crisi di governo in Germania, e quindi con la risoluzione di sei mesi di trattative e la formazione di una nuova grande coalizione. Perciò il mercato ha valutato questi due eventi insieme, privilegiando per il momento il fatto che la Germania, individuata come il pilastro dell’unione europea, è di nuovo fuori dai suoi problemi politici.

Il mercato dei titoli obbligazionari italiani ha tenuto molto bene; lo spread è praticamente agli stessi livelli di prima, ed anche la borsa ha avuto una reazione tutto sommato contenuta.

Cosa accadrà

Probabilmente occorrerà prepararsi a una crisi molto lunga. Abbiamo visto in Germania: si è votato a settembre, e il governo ancora non c’è, e ci sarà nei prossimi giorni; e siamo in marzo, quindi sei mesi di crisi. Abbiamo visto lunghissime trattative in Belgio, quasi un anno. In Olanda più di sei mesi; in Spagna più di sei mesi e poi si è rivotato. Quindi non bisogna spaventarsi del fatto che le trattative saranno molto lunghe. Ormai questa è una costante in Europa, dove i soggetti politici tradizionali sono più deboli di prima e il panorama politico è più frastagliato; quindi le trattative sono inevitabilmente più lunghe.

Si può ipotizzare una prima fase in cui i mercati daranno il beneficio del dubbio, in cui le cose rimarranno sostanzialmente stabili. Però poi, a un certo punto, si tratterà di venire al dunque. Le ipotesi, come noto, sono sostanzialmente tre.

  1. La prima è quella di un governo 5S-PD, ipotesi che però è da vedere in modo meno probabile dopo le dimissioni-non-dimissioni di Renzi.
  2. La seconda ipotesi è un governo di centrodestra che cerca voti in Parlamento.
  3. La terza ipotesi è quella di un governo del Presidente che in pratica curi solo l’ordinaria amministrazione e prepari il terreno per nuove elezioni tra sei mesi, un anno.

I primi due casi sono un po’ la quadratura del cerchio perché mancano voti, mancano supporti politici sufficienti. In ogni caso, in tutte e due le possibili configurazioni, è chiara da parte dell’elettorato una domanda di reflazione fiscale. Nel M5S non è chiaro come questo programma possa essere implementato. Il reddito di cittadinanza costa caro, e quindi, al di là dei tagli di spese, sono anche possibili aumenti di imposte. Nel caso del programma del centrodestra, è un programma con qualche accento trumpiano, con una probabile richiesta a Bruxelles di sfondamento del tetto o di aumento del disavanzo dal 2 attuale al 3-4 per cento. La richiesta non è esorbitante, e permetterebbe di abbassare le tasse; però in questo momento Francia e Germania sono poco disposte ad accettare.

Francia e Germania decisive, come sempre

Quindi, in questi prossimi mesi, oltre al dibattito italiano, andrà seguita molto l’evoluzione dell’atteggiamento franco-tedesco nei nostri confronti; questo perché i mercati guarderanno non solo e non tanto il merito del programma italiano, come alla fine verrà delineato, ma la risposta che Francia e Germania daranno a questo programma. Se la risposta sarà negativa, allora le conseguenze saranno negative per i nostri asset. Se la risposta sarà di chiudere un occhio, di accettare in nome della stabilità e in nome del permanere della configurazione dell’euro così come è oggi, allora la reazione dei mercati sarà più tranquilla. Magari si potrà anche apprezzare l’aspetto di reflazione e di maggiore crescita che avremo.

Nella terza ipotesi, quella di un governo del Presidente, poco o nulla cambierà

Conclusioni

Quindi, in sintesi, ci si prepari a una trattativa molto lunga. Ci si prepari al fatto che i veti che oggi vengono messi cadranno, prima o poi, da una parte o dall’altra. É stato così in Germania, dove l’SPD dopo il voto di settembre ha detto “non
andremo mai più al governo con la CDU” e tra pochi giorni sarà al governo con loro. Quindi anche in Italia dovrà succedere qualcosa del genere.

Si guardi molto alla risposta che daranno Francia, Germania e la Commissione a Bruxelles alle nostre proposte una volta che avremo un governo.

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