Elezioni. La Politica e il Lavoro in campagna elettorale: bugie e false ricette | Marco Montemagno

La Politica e il Lavoro in campagna elettorale: bugie e false ricette. Come la Politica strumentalizza il tema del lavoro per prendere voti durante le elezioni.

“Priorità: il lavoro”. “Porteremo lavoro”. “Obiettivo: il lavoro”. “Risolveremo la disoccupazione giovanile in Italia”. Tutta la classe politica usa il tema delle disoccupazione sotto le elezioni come comunicazione per trovare degli elettori.

Perché funziona così bene?

Perché vengono unite tre parole potenti. Il lavoro, che ci dà da campare, è un’identità ed un valore sociale. I giovani, senza i quali non c’è futuro, non c’è niente. Il concetto di priorità: appena eletto, il problema “lavoro” è subito al primo posto.

Il problema è, però, uno solo. Sono frasette bellissime, suonano benissimo, attirano voti, ma oggi, nel 2018, non vogliono dire assolutamente niente.

Perché parlare di lavoro durante le elezioni è una falsa ricetta

E per quali motivi? Il primo è che si confonde l’obiettivo con il risultato, volutamente. Il secondo è che non si dice mai di quale lavoro si stia parlando. Si tratta di un lavoro buono o no? Ben pagato o no? Indeterminato o meno? Promettere lavoro alle persone è come promettere l’acqua ad un assetato nel deserto; senza però dirgli quanta acqua gli si darà, per quanto tempo, e se quell’acqua  sia potabile o meno. Il terzo motivo è che oggi le aziende non sono programmate per creare posti di lavoro, ma per essere efficienti.

Se si prendono le 4 aziende tech più grosse al mondo oggi, e si paragonano alle 4 più grandi aziende automotive degli anni ’80, ci si rende conto che il confronto non regge. Le prime hanno una valutazione di borsa due volte più grande con la metà dei dipendenti (efficienza). Che sia giusto o sbagliato, oggi le aziende hanno meno dipendenti e più automazione.

Ci sono soluzioni?

Triste a dirsi, ma pare di no. E sembra proprio che non ce l’abbia nessuno, questa soluzione. Perché? Perché è un casino gigante. La soluzione, quand’anche ci fosse, non è certamente solo locale. Niente è locale, in un mondo globalizzato. Mettere insieme nazioni, società e culture completamente diverse è veramente complesso.

L’automazione è l’altro aspetto importante. Si trova qui, adesso. E ci sarà sempre di più. E sappiamo che l’automazione spazzerà via milioni di posti di lavoro. Ma ne creerà altrettanti, solo che saranno diversi. Per cui bisogna reimparare, riformarsi, reinventarsi; a parole, suona benissimo, nei fatti molto meno.

Conclusioni

Quindi, quanti saranno capaci di reinventarsi? In quanto tempo? Quanto velocemente? Poi, ci sono molte, troppe teste a ragionare di queste cose… anche solo sullo Universal Basic Income (che non è il reddito di cittadinanza). Il primo è dre i soldi a tutti quanti, mentre il secondo è dare i soldi a chi è in difficoltà. Funzioneranno o no? Alcuni danno buoni segnali, altri meno. Sono realmente sostenibili?

Nessuno lo sa, e nessuno ha la risposta, a questi temi sul lavoro. Si tratta di una riforma culturale enorme. Ma forse qualcuno ha la risposta: la politica italiana, in campagna elettorale.

Altri post che potrebbero interessarti