Finanza per tutti: dove investono gli ETF e quanto rendono davvero? Imparare a riconoscere dove sono davvero investiti i vostri soldi, su quale mercato e in quale valuta, è molto importante per ottimizzare i rendimenti che otterrete dal vostro portafoglio.
Consideriamo ad esempio un ETF che investa in azioni su scala globale, quale quello a schermo, di iShares. Sembra che investa in dollari, vero? E che quindi, il controvalore del vostro investimento debba fare i conti con il cambio euro/dollaro. Ed invece no. E si può vedere facilmente, andando sul sito della casa madre, iShares appunto. Studiando la composizione del portafoglio, si nota come solo il 60% del medesimo sia in dollari. L’euro sfiora il 12%. E poi ci sono dollaro di Hong Kong, sterlina britannica, dollaro canadese, franco svizzero, ed altre valute ancora. Quindi, l’investimento è molto più diversificato di quanto appaia. Questa cosa va senza dubbio a vantaggio dell’investitore, ma crea anche confusione.
Se si investe in questo prodotto, come in qualsiasi altro ETF denominato in una valuta diversa dall’euro, dove sono investiti realmente i soldi? Qual è il cambio rilevante ai fini del rendimento finale che si otterrà? La risposta è semplice. Non importa la valuta in cui l’ETF è denominato, quanto la valuta degli strumenti finanziari in cui il fondo investe. In questo caso, il dollaro non è la valuta in cui l’ETF investe, ma è solo la valuta in cui il prodotto è denominato. E questo cosa significa? Significa che tutte le valute dei vari investimenti vengono convertite in dollari; in seconda battuta, i dollari diventano euro (per gli investitori europei). Il dollaro, quindi, è solo una “merce di scambio”. Il reale confronto va fatto tra l’euro e le valute delle azioni i cui investe il fondo.
I siti dei vari gestori contengono tutte le informazioni che servono per un confronto corretto, e per sapere in quali valute si stia realmente investendo.
Per valutarli, molti investitori utilizzano il sito di Morningstar, un riferimento mondiale ed indipendente. Anche Morningstar, comunque, è ingannevole se si tratta di considerare le performance degli ETF.
Considerando, per esempio, un ETF obbligazionario, si può vedere dal grafico come sottoperformi sempre l’indice, creando quindi una curiosa anomalia: un ETF che replica un indice fa peggio dell’indice stesso? Non è strano?
La ragione è da individuare nel fatto che Morningstar non tiene conto dello stacco dei dividendi nel calcolo dei rendimenti. Se un ETF che paga il dividendo viene messo a confronto con un indice che reinveste i proventi, un confronto basato solo sui prezzi farà apparire l’ETF ingiustamente penalizzato. Quindi, bisogna rivolgersi al sito dell’emittente del prodotto. In questo caso cambia quasi tutto, e la replica dell’ETF rispetto all’indice è quasi perfetta. Il piccolo scarto negativo può essere provocato dalla modalità di replica del sottostante, ed è sicuramente influenzato dalle minime, ma pur presenti, commissioni di gestione. Queste, chiaramente, pesano sulla performance, a confronto con qualcosa (l’indice) che non le ha.