Scopriamo tutto sul Deutscher Aktienindex, o DAX – una misura di 30 titoli blue chip tedeschi quotati alla Borsa di Francoforte. IG UK spiega la storia di uno dei più importanti indici europei.
Il DAX racchiude le 30 più grandi società tedesche quotate. Ha avuto origine nel 1987, iniziando con un valore di 1000 punti. Il suo primo test si è avuto quando la Germania Ovest dovette fronteggiare la caduta del Muro di Berlino, nel 1989. A ciò seguì la riunificazione delle due Germanie, Est ed Ovest.
Nell’arrivare a quest’evento, il DAX salì di circa il 60% sin dalla sua introduzione ma, a seguito dei sommovimenti politici appena narrati, cadde del 13% in poche settimane. Comunque, per la fine di marzo 1990 aveva recuperato tutte le perdite, ed era anche andato oltre.
Mentre la riunificazione delle due Germanie procedeva, c’è stato un periodo di consolidamento; i massimi del marzo 1990 sono stati rivisti solo esattamente tre anni dopo.
A questi fatti seguì un lungo rally, fermato dal crollo dell’hedge fund LTCM. L’anno, per la Germania ed il mondo intero, fu anche macchiato dalla crisi finanziaria russa, dalla svalutazione del rublo, e dal conseguente fallimento finanziario della nazione ex sovietica. La Germania, a quell’epoca, era la nazione che prestava più soldi alla Russia, e quindi sentì il contraccolpo più di altri.
La ripresa dell’indice continuò fino a dicembre 1999.
Con la creazione della valuta unica, il DAX entrò nel nuovo millennio con nuovi record, seguendo la nuova valuta; nel 2000, ad inizio anno, crebbe del 27% in appena 10 settimane, seguendo il boom delle azioni tecnologiche dell’epoca.
Ci fu poi lo scontato crollo del settore, quando apparve evidente che le azioni cosiddette TMT, tech, media e telecomunicazioni, non avrebbero prodotto i ritorni che avevano promesso, od almeno non immediatamente. Ci fu poi il collo delle Torri Gemelle a New York.
Dal suo record fino al punto più basso, dopo l’attentato terroristico in America, il DAX perse il 73% del proprio valore. Nel 2005 Angela Merkel successe a Gerhard Schroder come Cancelliere della Germania, prima donna a ricoprire la carica. La Cancelliera ha dovuto avere a che fare con la Grande Recessione, la crisi del 2007-2008 innescata dai mutui subprime in America. Anche la Germania pagò quel periodo, con il DAX che perse circa il 50% del proprio valore.
Successivamente, recuperando dalla crisi, il DAX risalì fino a 7454 prima della crisi del debito europeo dell’estate 2011. In questo caso perse un 33% prima di arrestare la caduta.
Il periodo successivo ha visto un nuovo record, nel marzo 2013, a 9725 punti. A quel punto i mercati hanno avuto un primo sentore della volatilità dei mercati in Cina e di quanto le cose in Europa fossero ancora complicate e complesse. Quindi l’indice ha zigzagato, ottenendo un nuovo record di 12398 nell’aprile 2015, prima di perdere quasi il 30%, ancora a causa della supposta fragilità dell’economia cinese una seconda volta.
Da qui siamo ancora risaliti, fino ad un nuovo record di 12678 nel giugno 2017.
Dove arriverà l’indice? Dipende dalle tante pressioni che riceveranno i mercati, a partire dalle tensioni in Germania in questi giorni, a quelle nell’Eurozona, alla leadership americana, che sembra così contraria a quella tedesca.
In ogni caso, il principale indice tedesco non è certo un indice noioso.
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