Il prezzo fluttuante del petrolio è in gran parte deciso dall’offerta e dalla domanda, e dalle azioni collettive dell’OPEC, un’organizzazione che fornisce il 40% del petrolio mondiale. Tom Chitty della CNBC spiega.
Il petrolio non è solo benzina per una macchina, ma anche l’ingrediente di molta roba che usiamo, dai guanti di plastica che mantengono pulite le mani, alle ruote di una macchina. Questi prodotti, quindi, possono essere influenzati dal fluttuare del prezzo del petrolio. Questo prezzo è in gran parte deciso dall’offerta e dalla domanda, e dalle azioni collettive dell’OPEC, un’organizzazione che, come detto, fornisce il 40% del petrolio mondiale.
OPEC è un acronimo per Organization of the Petroleum Exporting Countries (Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio). Fu fondata nel 1960 da Iraq, Kuwait, Iran, Arabia Saudita e Venezuela. Il gruppo è stato creato per monitorare la stabilità ed i prezzi del mercato del petrolio. Quest’ultimo, precedentemente, era dominato dalle multinazionali americane e britanniche (le sette sorelle).
Oggi l’OPEC include anche Algeria, Angola, Ecuador, Guinea Equatoriale, Gabon, Libia, Nigeria, Qatar e gli Emirati Arabi Uniti. Il 44% del petrolio mondiale è fornito da queste nazioni. Insieme controllano l’82% delle riserve mondiali confermate di greggio.
I ministri del petrolio e dell’energia dell’OPEC si incontrano due volte all’anno a Vienna, in Austria. Qui decidono insieme se aumentare o diminuire la produzione di petrolio, in modo da mantenere un mercato stabile.
I critici dicono che il tutto sia un modo per queste nazioni per mantenere il prezzo che esse vogliono. Ma davvero l’OPEC controlla il prezzo del petrolio? I maggiori consumatori di petrolio sono gli Stati Uniti e la Cina. E’ stato il rapido sviluppo della Cina, a partire dagli anni 2000, insieme ad una mancanza di crescita nella produzione del petrolio, a mandare il prezzo del petrolio alle stelle, fino al 2012. Questi prezzi alti hanno reso profittevole, per nazioni non OPEC come l’America ed il Canada, fare ricerca e sviluppo ed estrarre più petrolio, in quanto nazioni non influenzate dalle decisioni del cartello OPEC.
Infatti queste nazioni hanno visto crescere la loro capacità estrattiva. Di conseguenza, l’influenza dell’OPEC è venuta scemando. Un aumento dell’estrazione, ed una domanda ridotta di petrolio in Europa ed Asia ha portato ad un crollo del prezzo del petrolio dal 2012 al 2016.
Ciò ha causato problemi politici in alcune nazioni OPEC, come il Venezuela, dove il petrolio è il principale driver dell’economia. Tra l’altro la nazione sudamericana ha le più grandi e confermate riserve di petrolio al mondo, ma anche la peggiore inflazione del mondo. Ma per molti consumatori la caduta del prezzo del petrolio ha voluto dire minor prezzo dei carburanti, e minori costi per l’energia. Dal 2016, comunque, i prezzi sono tornati a crescere costantemente.
Nelle seconda parte di quell’anno, infatti, capitanati dall’Arabia Saudita, i membri dell’OPEC si sono accordati per la prima riduzione della produzione dal 2008. La riduzione è stata di 1 milione di barili al giorno. In maniera cruciale, anche la Russia ed altri 10 paesi produttori sono stati d’accordo con questa riduzione, e si sono adeguati. Questi tagli sono stati poi, congiuntamente estesi fino alla fine di quest’anno.
Ma in America c’è il boom dello shale oil. I livelli di produzione hanno di recente raggiunto un record; la previsione è che l’America superi, come produzione, l’Arabia Saudita e la Russia. Ma, anche con una produzione maggiore, l’America importa ancora circa 300 milionid id barili di petrolio al mese
Per l’industria delle energie rinnovabili, comunque, un prezzo del petrolio stabilmente alto la rende un’attraente alternativa: potrebbe essere uno degli strumenti più potenti per far crescere il settore. Il prezzo del petrolio, comunque, resta volatile.
Fattori geopolitici, come l’accordo (o disaccordo) sul nucleare iraniano, e le minacce del Presidente Trump all’OPEC, possono far muovere i prezzi in entrambe le direzioni. In ogni caso, saranno sempre domanda ed offerta a determinare il prezzo, in ultima istanza.
Con tutte quelle riserve a disposizione, anche nel 21° secolo l’OPEC rimane rilevante, e le loro decisioni possono ancora influenzare il prezzo del petrolio, magari anche solo temporaneamente.
Mentre nuove fonti di energia gradualmente rimpiazzano gli idrocarburi, l’industria del petrolio deve fronteggiare una corsa contro il tempo. Nelle parole di un ex ministro saudita del petrolio “l’età della pietra non è finita per mancanza di pietre, e l’età del petrolio finirà molto prima che il petrolio stesso finisca“.
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