Si torna a porre attenzione su ciò che sta accadendo attorno a noi, nel tentativo di trovare soluzioni di tipo economico e finanziario. Leopoldo Gasbarro ne parla in studio con Nicola Saldutti, Caposervizio Economia Corriere della Sera.
Bisogna guardare a cosa è successo negli ultimi anni. La tutela sociale, in questo lasso di tempo, è cambiata profondamente; basta pensare alle pensioni. Una volta, l’ammontare della pensione era legato all’ultima retribuzione. Le cose sono cambiate e, come sappiamo, adesso sono legate ai versamenti effettuati. C’è già un impatto di questo cambiamento che nel futuro sarà ancora più profondo. Questo perché le pensioni saranno più basse delle attese.
Dobbiamo diventare gestori molto più attenti delle nostre risorse finanziarie. Investimenti e tutela previdenziale si mescoleranno sempre di più. L’Italia era ed è ancora una di quelle nazioni europee dove il welfare familiare è più efficace. Sarà necessario sempre di più un grado ancora maggiore di consapevolezza dei propri risparmi.
La questione dei conti correnti e postali riflette una mentalità che necessita di una immediata disponibilità delle risorse. È un modo di pensare vecchio, proveniente dalla diseducazione del BOT. Oggi il livello di attenzione sui mercati sta crescendo molto anche se, per quanto riguarda la liquidità, le persone tendono a stare ferme se sono incerte. Questa mentalità, se una volta poteva essere una scelta valida, oggi porta a perdere delle possibilità.
Si chiama PAC, ed è la miglior strategia che si possa mettere in piedi, nel tempo, per accantonare. Di PAC si parla da anni. Li conoscono in molti e in tanti li hanno già sottoscritti.
Il PAC normalmente si realizza investendo in un fondo azionario di cui sfruttano le oscillazioni in maniera da mediare il costo. Il PAC funziona se la diversificazione è massima perché il mondo, tra alti e bassi, cresce sempre. Un singolo titolo, invece, potrebbe fallire. Il PAC funziona se si ha un tempo congruo da utilizzare; non è uno strumento fatto per gestire la liquidità. Funziona se alimentato automaticamente, perché saranno proprio gli investimenti automatici, fatti quando i mercati scendono, quelli che renderanno più profittevole il risultato finale.
Quando i mercati scendono, la nostra emotività frena le nostre scelte. L’automatismo ci permette di frenare l’emotività e ci garantisce crescita futura. Qual è stato finora il limite del PAC? Che è stato sempre visto come uno strumento ideale sì, ma per mettere via qualcosa.
Piccole somme producono piccoli risultati. Il PAC invece può essere lo strumento per costruire i nostri progetti di vita finanziaria. Perché questi si realizzino c’è bisogno che siano alimentati da importanti quantità di denaro. Oggi, invece, continuiamo a mantenere queste ultime, con rendimenti negativi, in liquidità.
Pensiamo alle persone che hanno sottoscritto le obbligazioni delle banche che sono andate per aria. Uno degli errori di fondo è stato mettere tutto dentro ad un titolo, quindi non fare diversificazione. L’altro è stato mettere tutti i soldi insieme. Invece, un investimento dilazionato permette diversificazione e riduce il rischio.
La formula dell’investimento continuo nel tempo mette al riparo dalle oscillazioni. E c’è l’elemento della continuità, che statisticamente consente di ottenere dei risultati migliori rispetto a un investimento tutto in una volta. Per chi ha più timore, il PAC è un ottimo approccio a un investimento più consapevole.
Basta pensare al grafico dell’investitore ed al suo sentiment durante i cicli di mercato. Dice già tutto.
Bisogna evitare il picco del mercato (ma purtroppo spesso succede il contrario). E, soprattutto, imparare a entrare quando sembra che tutto vada male. I professionisti fanno questo. L’emotività condiziona grandemente i nostri comportamenti.
Nelle scelte, l’elemento numerico non è detto che sia il più importante, anzi.
La scelta di andare a rate, di utilizzare i vari momenti di tempo, è sicuramente la scelta più razionale. Ciò evita l’esuberanza irrazionale, che può manifestarsi sia verso l’alto che verso il basso. Spesso, purtroppo, molte persone che si avvicinano all’investimento lo fanno nel momento sbagliato. O si allontanano nel momento sbagliato.
Entrare nei mercati gradualmente, a periodi stabili. E con importi fissi, anziché investire tutto in un’unica soluzione. Si tratta del dollar-cost averaging, un metodo che permette di cogliere le opportunità offerte dai mercati nei momenti di flessione. E mediare nel tempo il prezzo di acquisto.
Un sistema molto semplice che consiste di investire ad intervalli regolari, possibilmente mensili, una somma di denaro diversificando sul maggior numero di titoli possibile.
Ricordate quando si andava a scuola? Più volte ci chiamavano alla cattedra, più volte aumentava la possibilità di essere colti impreparati. Così, avere più voti nel semestre non faceva altro che rischiare di abbassare la media scolastica. Se prendevamo dei 7, poi un 6 ed un 5, la media finale era intorno al 6,5. Se questo processo matematico non era troppo vantaggioso per il profitto scolastico in finanza, invece, può tornare utile.
Versare con più frequenza i nostri capitali sugli investimenti azionari ci consente di abbassare la media del prezzo dei nostri acquisti. Sarà più facile cogliere qualche momento di flessione dei mercati; questo ci permetterà di migliorare i nostri rendimenti nel tempo.
Il meccanismo automatico consente di cogliere occasioni che, forse, da soli non si coglierebbero. Il seguire sempre i mercati comporta reazioni emotive. E si è visto quanto queste possano essere dannose. È nel momento del massimo ribasso che si comprano titoli o un paniere di titoli con possibilità di recupero.
C’è da precisare, però, che i mercati non hanno certezze, chiaramente. Sicuramente la curva dell’investitore riflette la curva dell’andamento dei titoli. Alla fine la somma delle scelte dei risparmiatori fa l’andamento di un mercato.
Fare le proprie scelte continuativamente su periodi lunghi sicuramente è molto meglio che comprare e vendere nel momento sbagliato.
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