Jeremy Naylor di IG UK spiega cosa sia il tasso dei fondi federali e quale impatto abbia sull’economia globale. Come può qualcosa che si origina in America riverberarsi in tutto il mondo?
Il tasso dei fondi federali è il tasso di interesse che le banche si fanno tra di loro per i prestiti overnight (notturni, ad istituti chiusi). Esso agisce come il tasso di interesse base per gli Stati Uniti. I suoi effetti possono riverberarsi in tutta l’America, ed anche oltre.
Quando il tasso è basso, le banche americane cercano di ottenere più soldi l’una dall’altra; alcontempo, cercano di ridurre il tasso d’interesse che applicano ai clienti commerciali e retail. L’effetto sull’economia è quello di farla crescere. Si osserva anche una salita dell’inflazione, di solito.
I risparmiatori, a volte, reagiscono direttamente ai bassi tassi di interesse. Essi possono spostare i soldi al di fuori dei conti correnti nella speranza di avere altrove dei ritorni migliori. Questo fatto può aumentare la domanda di azioni, obbligazioni e materie prime, facendo salire il valore di questi asset. Altre persone possono cercare di investire questo denaro oltremare, facendo diminuire la richiesta di dollari, ed abbassandone il valore nei confronti di altre valute.
Questo fatto può influenzare gli esportatori più grandi, sebbene indirettamente, per esempio la Cina, l’India e L’Europa. Perché? Perché le loro valute aumentano di valore rispetto al dollaro, rendendo le loro esportazioni verso l’America più costose. Le esportazioni americane, al contempo, diventano più attraenti. Questa cosa, in ultima analisi, può influenzare negativamente la crescita del PIL nelle nazioni prima nominate.
Il risultato per le nazioni in via di sviluppo è spesso molto migliore, dato che molte vendono commodities che sono prezzate in dollari. Quindi, beneficeranno dell’aumentata domanda per questi asset, cosa che ne aumenterà il valore, aumentando il loro PIL. Queste nazioni, oltretutto, spesso si indebitano in dollari; un dollaro svalutato, quindi, permette a queste nazioni di ripagare più facilmente il loro debito.
L’effetto è chiaramente opposto. Le banche si prestano meno soldi tra di loro, ed aumentano il tasso d’interesse che chiedono alle attività commerciali ed ai clienti retail. Ciò aumenta i costi d’indebitamento per le aziende e per chi chiede prestiti, che rispondono chiedendo meno soldi. Essi tendono anche a risparmiare di più, dato che possono ricevere ritorni migliori sui loro depositi. Gli effetti finali sono minor spesa, crescita economica più bassa, ed inflazione ridotta.
Gli investitori potrebbero cercare di vendere i loro asset, e spostare i soldi su conti correnti americani. Ciò aumenterebbe la domanda per il dollaro, aumentando il valore contro le altre valute.
Ancora una volta, gli effetti si farebbero sentire globalmente. Le economie più importanti ne beneficerebbero in quanto il costo delle loro esportazioni verso gli Stati Uniti diminuirebbe, e le merci americane diventerebbero più care e meno competitive globalmente. Il loro PIL, chiaramente, aumenterebbe.
Le nazioni emergenti, invece, avrebbero degli svantaggi. Il tasso in aumento diminuirebbe la richiesta di commodities, che di conseguenza diminuirebbero di prezzo. Ed il costo dei loro debiti denominati in dollari risalirebbe, e sarebbe più difficile da ripagare. L’ovvia conseguenza sarebbero una minor crescita economica ed un debito più alto.
Quanto detto è una facile, sebbene chiara e corretta, semplificazione delle relazione tra il tasso dei Fed Funds e l’economia globale. La relazione è complessa, con molti altri fattori che fanno parte dell’equazione. Gli effetti di un cambio dei tassi possono metterci da 18 mesi a due anni a manifestarsi.
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