L’idea principale alla base dell’ipotesi dei mercati efficienti è che i prezzi delle attività negoziate (tipo le azioni) riflettono già tutte le informazioni disponibili al pubblico. Nel fare ciò, rendono impossibile “battere il mercato” sovraperformandolo sistematicamente nel tempo.
Investire avendo tutte le possibili informazioni disponibili significa ESSERE il mercato, e quindi rende automaticamente nulla l’ipotesi.
Proviamo quindi a vederla in un’altra maniera. In media, compratori e venditori hanno le stesse informazioni. Questo significa che un titolo ha le stesse possibilità di sovraperformare il mercato che di sottoperformarlo. Prevedere come si comporterà un titolo è difficile perché le vecchie informazioni sono già incorporate nei prezzi; qualunque informazione che sia nuova è, per definizione, non prevedibile o casuale.
Ecco un esempio. Alle 11.39, ora della costa est degli Stati Uniti del 28 gennaio 1986, lo Space Shuttle Challenger esplose. Fu una enorme tragedia che uccise tutti i membri dell’equipaggio. Otto minuti dopo la notizia era online, molto più lentamente di quanto non possa accadere adesso con i messaggi istantanei. Quel giorno, tutti i titoli delle aziende che avevano fornito componenti per lo Shuttle scesero immediatamente del 2-3%, eccetto uno, la MortonThiokol. Le azioni di questa azienda scesero di oltre l’11%. Perché? Il mercato aveva (correttamente) ritenuto che le cause dell’incidente andassero ricercate nei componenti costruiti dalla Morton. In poche ore, quell’informazione si riflesse nel prezzo dell’azione, che dunque cadde. Un’investigazione ufficiale non ebbe inizio prima di 6 mesi, durante i quali si ebbe modo di scoprire che effettivamente erano dei componenti fabbricati dalla Morton Thiokol ad essere difettosi. Tutto questo accadeva nel 1986.
Oggigiorno le nuove informazioni influiscono sui mercati non in ore o in minuti, ma in secondi o millisecondi. Letteralmente, più in fretta di un battito di ciglia. Ciò rende l’ipotesi dei mercati efficienti… molto più efficiente.
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