Andrea Delitala di Pictet AM Italia delinea la view sui mercati della casa elvetica per l’ultimissima parte dell’anno.
Il 2017 si è rivelato molto più positivo di quanto ci si attendesse in origine. Un anno fa si pensava che il 2017 sarebbe stato l’anno di svolta sui tassi di interesse e la politica monetaria. la cosa è avvenuta, ma solo per la parte a breve della curva. Questo è avvenuto soprattutto in USA, dove ci si attende un ultimo rialzo annuale a dicembre, appunto.
Nel complesso, nel corso del 2017 i vari asset class dei mercati hanno retto bene. Lo hanno fatto perché le banche centrali da un lato parlavano di tapering e cessazione di politiche di sostegno, dall’altro hanno continuato a pompare liquidità (soprattutto Europa e Giappone). Siamo a 2500 miliardi rispetto ai 100 di prima della crisi.
Tuttavia, nel 2018 è nuovamente lecito prepararsi al venir meno dell’attuale sostegno da parte della liquidità. Si dovrebbe passare dai 2500 miliardi appena citati a 500 miliardi.
I dati economici sono stati abbastanza positivi. Piccola delusione sui salari in America, che continuano a non mostrare la progressione che ci si attenderebbe. Il mistero dell’assenza di inflazione salariale perdura… C’è quindi dicotomia tra valutazioni azionarie ancora buone poiché prezzate sulla crescita e quelle obbligazionarie buone perché prezzate sull’assenza di inflazione. Se banchieri centrali ed economisti, che si aspettano nel 2018 una sorpresa dall’inflazione avranno ragione, la dicotomia si risolverà a danno dei bond. Dal punto di vista strategico, la raccomandazione per i prossimi mesi è quindi di essere piuttosto cauti sull’esposizione obbligazionaria.
Nell’anno appena trascorso la volatilità si è decisamente appianata e ad oggi, salvo imprevisti geopolitici, nulla ci porta a pensare che questo incantesimo possa rompersi entro la fine dell’anno. Ci sono anzi buone notizie sulla riforma fiscale in USA. I temi preoccupanti riguardano soprattutto l’anno prossimo.
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