Rubrica a cura di Mario Noera, Docente di Economia degli intermediari finanziari. Il futuro non è più quello di una volta. Che cosa vuol dire tutto ciò?
Punti nodali
Conoscere il futuro è sempre stato un desiderio dell’umanità, fin dagli albori del tempo;
Aruspici e veggenti, in passato, avevano grande rispetto;
Nei mercati finanziari i nuovi veggenti sono economisti, fund manager e consulenti finanziari;
Risparmiatori ed investitori, infatti, affidano a costoro i propri soldi;
Come le previsioni meteorologiche influenzano agricoltori ed allevatori, e magari anche chi deve viaggiare, così le previsioni finanziarie influenzano chi deve decidere dove e come allocare soldi e risparmi;
I moderni sacerdoti della finanza sono custodi di teorie e verifiche empiriche ormai accreditate da decenni; Ma la realtà, ormai molto spesso, tende a generare sorprese, più o meno grandi;
Alla fine del 2018, i mercati globali sono crollati ovunque, con intensità più o meno simili, anche se spesso non giustificate, e su ogni asset. Il clima di incertezza geopolitica, il paventato rallentamento economico globale, il cambiamento atteso nelle politiche monetarie sono stati tutti fattori che hanno contribuito a questo andamento;
Secondo un recente articolo del WSJ, però, l’inattesa intensità dei movimenti al ribasso è dipesa anche da altrif attori;
Soprattuto, il tutto è dipeso dalla presenza più che massiccia (oltre l’85% del mercato) delle strategie algoritmiche computerizzate, oggi usate sia da hedge funds, che gestori tradizionali, che ETF dinamici;
Anche se gli algoritmi sono chiaramente molto diversi tra di loro, hanno tutti un elemento comune: reagiscono tutti a segnali che si generano sul mercato stesso, contaminandosi quindi, imprevedibilmente, gli uni con gli altri;
Il machine learning degli algoritmi setaccia, velocemente, milioni di dati, alla cerca di correlazioni utili a prevedere l’andamento dei mercati;
Le macchine non operano, quindi secondo schemi intelligibili alla logica umana (seppur programmate da umani…), contrariamente a quanto si pensa normalmente, ma attraverso queste continue analisi generano schemi di pensiero completamente diversi ed autonomi;
Ciascuna macchina legge in tempo reale le quotazioni, le incrocia con dati e notizie, e produce ordini di acquisto e/o vendita secondo una logica propria, che continua ad evolvere continuamente;
Questa evoluzione amplifica quella che già nel 1987 Soros definì la “riflessività dei mercati”, cioè l’intrinseca imprevedibilità di un sistema dove ciascuno dei protagonisti non si limita a reagire a shock esterni, ma modifica di volta in volta anche se stesso ed i propri comportamenti;
Le strategie dominanti oggi funzionano un po’ come i termostati: in base alla temperatura dell’ambiente (mercato) che registrano, utilizzano i propri algoritmi per reagire, e riportare la temperatura al livello desiderato;
Sui mercati odierni operano, in contemporanea, decine di migliaia di “termostati” diversi, ciascuno con un algoritmo che si modifica dinamicamente;
Essi, poi, trasmettono simultaneamente al calorifero (mercato) le loro istruzioni;
La scienza della complessità insegna che questo risultato non sia modellabile (prevedibile) a priori. Spesso, purtroppo, non è più spiegabile neanche a posteriori, perché nessuno può prevedere la temperatura finale di un ambiente con troppi termostati indipendenti, tarati in modo non sincronizzato;
Uno studioso di Oxford, partendo da questi schemi cibernetici, ha ordinato i vari fenomeni fisici, chimici, biologici, anche finanziari, secondo uno “spettro della complessità”;
Secondo queste teorie, i sistemi riflessivi di Soros sono quelli di massimi instabilità. Questo perché le interazioni che li determinano sono catturabili e prevedibili solo in minima parte, in virtù del fatto che gli attuali modelli sono per lo più lineari, e quindi falliscono molto spesso;
Si deduce che la finanza dovrebbe abbandonare i propri paradigmi tradizionali, ed esplorare metodiche più idonee a gestire i sistemi complessi;
Il futuro dei sacerdoti della finanza, quindi, non sarà più quello di una volta;