La crescita di Amazon dalla sua IPO del 1997 ha premiato i primi investitori con massicci guadagni azionari. Ma non è stata sempre una navigazione regolare per la startup del garage di Jeff Bezos, che alla fine è diventata una delle aziende più preziose al mondo. Dall’inizio della competizione di Amazon con Barnes & Noble per superare la bolla Dotcom e altro, essa ha ha affrontato molte sfide lungo il percorso, sfide che hanno messo alla prova la fiducia degli investitori.
Jeff Bezos ha fondato Amazon in un garage (come HP ed Apple, ad esempio). Si è licenziato dal suo lavoro ben pagato a Wall Street con una pazza idea: egli ebbe la sensazione che Internet sarebbe stata una cosa grossa, ma veramente grossa, e voleva capitalizzarci sopra. Oggi amazon è una delle società di maggior valore sulla Terra. La sua capitalizzazione di mercato, infatti, ha brevemente sorpassato anche quella di Apple. E, nel 2018, è stata, per poco tempo, anche superiore ad 1 trilione di dollari. Chiunque avesse comprato il titolo lungo questa crescita di valore si troverebbe, oggi, con un gruzzolo davvero discreto. Ma non è sempre stato un viaggio facile per l’azienda e, conseguentemente, per il titolo.
Alcuni dubbi si sono avuti anche prima della sua IPO, nel maggio del 1997, quando il sito vendeva solo libri e l’azienda fatturava appena 16 milioni di dollari. Molti analisti, infatti, erano più favorevoli al gigante Barnes & Noble, epitomo della classica libreria, nel lungo termine. L’AD di B&N, sembra abbia pure detto a Bezos che avrebbe schiacciato Amazon. Addirittura, ha citato Amazon in giudizio in merito allo slogan di quest’ultima, cioè “la più grande libreria del mondo”. Bene… 1000$ investiti nel maggio 1997, oggi, sarebbero valutati 825.000$.
Gli ostacoli che vennero dopo, per Amazon? Lo scoppio della bolla delle dotcom. Nel dicembre 1999 l’azienda era valutata 50 volte il prezzo della sua IPO. Ma poi la bolla scoppiò, e le neonate aziende che si rifacevano solamente ad Internet iniziarono a disgregarsi, includendo aziende che sembravano grandi e molto solide, come Pets.com e Kozmo, in cui Amazon aveva investito molto. Ed anche le azioni di Amazon sprofondarono, ovviamente, toccando il loro punto più basso nell’autunno del 2001. All’epoca, la società aveva perso il 90% del proprio valore in meno di due anni.
Per coloro che hanno avuto coraggio, ed ignorato questi movimenti, le cose si sono risolte per il meglio, anche se avessero comprato al top di quell’epoca. Chi avesse investito 1000$ a dicembre 1999, infatti, oggi avrebbe 15.500$, una cifre più che ragguardevole, ed uno strepitoso guadagno.
La metà degli anni 2000 portò rinnovato scetticismo sul titolo Amazon, che sembrava rimanere fermo sotto i suoi valori ottenuti al massimo della mania di Internet, prima dello scoppio della bolla. La società non faceva profitti con regolarità, e restituiva poco valore agli investitori. Ma Amazon stava reinvestendo aggressivamente i propri profitti, espandendo la sua offerta al dettaglio. Nel fare questo, si è assicurata una impressionante crescita dei clienti, e si è concentrata su nuove idea, che hanno pagato più tardi, come Amazon Prime, i servizi web ed il Kindle.
Se anche si fosse investito sul titolo alla vigilia della crisi del 2008, si sarebbero comunque fatti un mucchio di soldi. 1000$ investiti nella società a gennaio 2008, infatti, oggi ne varrebbero 22.000. Questa crescita è arrivata da grandi innovazioni messe in campo in questi anni. L’azienda ha infatti lanciato dei bestseller come Amazon Echo e l’assistente vocale Alexa. Oltre a questi, Amazon Video (casa di produzione di film e serie), una linea di tablet, e molto altro ancora.
Amazon, però, ha fallito con uno dei suoi prodotti nel 2014, il telefono Fire, che fu dismesso nel settembre 2015, forzando la compagnia ad iscriverlo come un passivo di 170 milioni di dollari. Chiunque avesse comprato il titolo quando il telefono fu annunciato, comunque, avrebbe ancora fatto un affare perché, da settembre 2014 (data del lancio) 1000$ varrebbero comunque 4900 dollari oggi.
Nell’autunno del 2018, le paure per una sopravvalutazione del settore tecnologico hanno scatenato vendite sul tutolo, che ha perso il 26% dai suoi massimi. Qualcuno si chiede se la crescita della società abbia raggiunto i suoi limiti.
In ogni caso, se qualcuno avesse fatto un investimento significativo in Amazon al tempo della sua IPO, nel 1997, oggi magari avrebbe il proprio programma spaziale ed il proprio giornale (il Washington Post), come Jeff Bezos.
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