Continua il momento positivo per le borse, ma cambia il combustibile. Lo scenario economico di GAM Italia SGR, presentato da Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation.
Nonostante una più sensibile percezione del rischio politico (USA, Italia), la grande reflazione prosegue, anche se con le sue debolezze (bassa produttività). Continua il momento favorevole delle borse; non sono però più alimentate dalle buone sorprese economiche, ma dalla crescita degli utili aziendali. Questi ultimi sono il nuovo combustibile che sostiene i listini.
L’inflazione torna nell’agenda dei banchieri centrali americani; non preoccupa i loro colleghi europei. Nel Vecchio Continente l’economia sta andando bene; l’inflazione non è ancora vicina dell’obiettivo della BCE (al di sotto, ma vicina al 2%). Dal picco di 1,9% ad aprile, l’inflazione è tornata all’1,4%. L’inflazione core (senza energia ed alimentari) è tornata a 0,9% dal precedente 1,2%.
Le obbligazioni restano in quell’aria di incertezza data dalla normalizzazione della FED su tassi e bilancio. Restano sensibili anche alla rinnovata sensibilità del rischio politico. L’attenzione è rivolta un po’ meno a Washington, dove la FED ha imboccato una direzione precisa, e casomai si può discutere se sia giusta o meno. Adesso lo è più verso Francoforte, cioè verso la modulazione della politica della BCE.
Da tempo questi sono una asset class inevitabile. Il downgrade del debito cinese arriva dopo un anno in cui la Cina era stata messa in outlook negativo. Il debito sta salendo e le riforme procedono troppo lentamente. Ma il debito cinese è principalmente domestico, come quello giapponese. L’attività economica, comunque, continua. La Cina si appresta all’appuntamento autunnale del Congresso Quinquennale, da dove il Presidente Xi uscirà confermato e più forte. Sarà quindi in grado di proseguire nel programma di riforme ritenuto prioritario rispetto alla stessa crescita.
Lo slancio dell’economia cinese ed indiana prosegue, e si allarga alle altre economie della regione asiatica. Il FMI vede l’intera area in crescita nel 2017 del 5,5%; del 5,4% nel 2018. Torna ad essere motore dell’economia globale l’intera area asiatica.
La gradualità dei rialzi della FED ha fin qui aiutato governi e società indebitati in dollari. Nel frattempo, la crescita economica ha consentito a molti paesi il ribilanciamento dei conti pubblici. Quindi il profilo rischio-rendimento dell’azionario emergente presenta valutazioni inferiori rispetto ai listini delle economie avanzate. Teniamo anche conto che l’esposizione globale dei grandi investitori in questa asset class è ancora modesta. E’ verosimile pensare che i flussi di investimento aumenteranno.
Si pensa sempre di più che i costi delle politiche di alleggerimento quantitativo stiano superando i benefici. Siamo ad un punto di flesso delle politiche monetarie. Ci siamo grazie a crescita, politiche di inflazione e profitti delle imprese. Bisogna basarsi sui fondamentali per fare corrette scelte di asset allocation.
Quindi, moderatamente positivi sull’azionario. Questo perché l’attuale sostegno, come detto, deriva principalmente dagli utili societari. Preferenza relativa per Europa ed EM rispetto agli USA.
Nella seconda metà dell’anno, saranno più le iniziative della BCE a dettare il ritmo ai mercati, che quelle di altre banche centrali.
Per quanto concerne il dollaro, sembra che Trump stia abbandonando la retorica del protezionismo, ed è un dato positivo. Continua però con la retorica del “buy american, hire american”. In questo è aiutato dai mercati e dall’indebolimento del biglietto verde. Il differenziale dei tassi tra USA ed Europa rimane elevato.
Chi investe in obbligazioni può affrontare la fase di inversione tenendo bassa l’esposizione alla duration. Allo stesso tempo, potrebbe dotarsi di strategie absolute return, debito subordinato, MBS, e debito emergente anche in valuta locale. Il tutto selettivamente, è ovvio.
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