Il Punto sui mercati – Novembre 2019 | Arca Fondi SGR

In ottobre, Wall Street ha brindato sui nuovi massimi storici a cui ha fatto da contraltare una discesa del dollaro. Analizziamo con Alberto Zorzi lo scenario attuale dei mercati, sicuramente positivo, ma con qualche punto da monitorare attentamente e proviamo a rispondere alla domanda: dove investire oggi?

Benvenuti al punto sui mercati. Abbiamo il piacere di ospitare Alberto Zorzi, con il quale cominciamo a parlare subito di mercati finanziari. Alberto, che cosa è opportuno segnalare per quanto riguarda l’andamento dei mercati nel mese di ottobre?

Ottobre è stato un mese generalmente positivo, anche se dal punto di vista dei numeri probabilmente non è il caso di sottolineare nulla, nello specifico. Ricorderei i nuovi massimi storici che abbiamo visto a Wall Street, e va segnalata anche la battuta d’arresto del dollaro, che di fatto ha dimezzato i guadagni da inizio anno, per quanto poi stiamo parlando di numeri non particolarmente rilevanti.

Cambiamo argomento, parliamo di temi macroeconomici. Il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto con una lieve limatura le previsioni di crescita per il 2019 e per il 2020. Come vanno letti questi dati?

Mah, si tratta di fatto di una conferma autorevole di una pendenza che avevamo già anticipato in precedenza guardando a una serie di indicatori, quindi da questo punto di vista non abbiamo avuto particolari sorprese.

Proseguiamo su questo argomento. Il 2020 è visto con un lieve favore rispetto al 2019, c’è una leggera crescita, però continua ad aleggiare nell’aria questa parola che un po’ spaventa, la recessione. Che cosa possiamo a tale proposito?

I numeri del Fondo Monetario Internazionale la scongiurano perché vedono un 2020 in miglioramento rispetto al 2019. Il motivo per cui questa parola fa un po’ paura è che c’è grande consapevolezza, e questo aspetto viene sottolineato dai rapporti del Fondo, circa il fatto che la politica monetaria da sola non potrà essere l’unico strumento da utilizzare nel caso di un’eventuale recessione, ma questo non vuol dire che sia imminente, appunto.

Cambierei argomento, se sei d’accordo. Cominciamo a parlare anche un po più di investimenti in senso operativo. Questo scenario che è delineato, secondo te, spiega i flussi che si stanno movimentando, soprattutto verso prodotti di tipo monetario e obbligazionario?

Mah, l’incertezza che c’è stata negli ultimi mesi circa l’andamento del ciclo ha portato, appunto, queste dinamiche, e direi che questo lo spiega, ma non lo giustifica, perché sappiamo che gli strumenti di mercato monetario e obbligazionario a breve danno rendimenti negativi, quindi istintivamente l’investitore può essere portato a investire in cosiddetto “risk free rate”, ma non ci stancheremo mai di ripetere che investire in rischio in risk free rate oggi vuol dire perdere col 100 per cento di probabilità.

E’ opportuno fare un approfondimento. Perché acquistare titoli obbligazionari governativi, dove sicuramente non c’è un rendimento, anzi, c’è con tutta la sicurezza un costo?

Mah, in realtà è qualcosa che occasionalmente facciamo anche noi, nel senso che in modo tattico, quindi non in modo strutturale, possiamo comprare titoli con rendimenti negativi per compensare i rischi che abbiamo in altre parti del portafoglio. Un altro esempio può essere l’acquisto tramite contratti derivati, i contratti futures, che equivalgono a finanziare l’acquisto di questi titoli a tassi negativi, finanziarli a tassi ancora più negativi, e quindi avendo tuttavia la possibilità di mantenere un margine di redditività positivo. Sicuramente non è un investimento che ha senso fare in modo stabile dimenticando i titoli in portafoglio.

Allora, a questo punto, non ha senso fare questo tipo di investimenti. Ma allora dove bisogna indirizzare gli investitori, i risparmiatori?

Mah, è molto importante imparare a ragionare non in termini di asset class, quindi azioni, obbligazioni, ma in termini di strategie e obiettivi. Quando parliamo di strategie dobbiamo avere la consapevolezza che investire in una strategia di tipo azionario non vuol dire essere esposti alla volatilità del mercato azionario. Noi possiamo, attraverso strumenti opportuni, rinunciare a una parte dei possibili guadagni per mitigare una parte delle possibili perdite, così come possiamo anche, in modo molto rigoroso, decidere quando è il momento o di prendere profitto, o anche di tagliare le perdite, per garantire stabilità ai rendimenti del nostro portafoglio. Se noi siamo particolarmente prudenti, accorti nel ragionare in questo modo, possiamo ridurre la volatilità di un portafoglio che investe in strategie azionarie anche a livelli che sono meno della metà di quelle di un fondo azionario tradizionale.

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