Cinque lezioni per imparare ad investire in modo consapevole senza arricchire banche ed assicurazioni. Perché il migliore investimento che si possa fare è sempre migliorare la propria educazione finanziaria.
Fin verso la fine degli anni ’90, ovverosia l’epoca dei titoli di stato, il rapporto, se non proprio amichevole, era comunque basato sulla reciproca fiducia. Il consulente bancario cercava proprio di aiutare il cliente a scegliere le scadenze giuste sui titoli di stato.
Dalla fine degli anni ’90 in poi, le banche si sono inventate tutta una serie di nuovi prodotti di investimento; tra questi, fondi comuni e polizze assicurative. Questi prodotti sono molto più complessi da capire; il consulente è quindi diventato più un venditore. Basta vedere come oggi vengano organizzati dei veri e propri corsi per “tecniche di vendita per operatore di sportello bancario”.
Quindi, oggi, il consulente è un venditore, sia di prodotti finanziari che di altre cose, come l’annosa questione dei diamanti in tutta Italia ha, purtroppo, mostrato recentemente. In banca, oggigiorno, si possono comprare anche tablet, computer, polizze RC auto.
L’operatore bancario, il consulente di banca, ad oggi offre tutto questo, ed anche di più. Ed ha, ovviamente, il cosiddetto “mal di budget”, cioè il fatto che deve riuscire a vendere per realizzare obiettivi a cui è legata la propria retribuzione.
Il rapporto è quindi cambiato, inevitabilmente, in peggio.
Educarsi, innanzitutto. Ci sono corsi in tutta Italia, spesso articolati in più giornate, dove si insegna “cosa ci sia dall’altra parte”, per aiutare il risparmiatore a districarsi. In questo modo, con corsi pratici di educazione finanziaria, il cliente/risparmiatore può arrivare ad arricchire parecchio il proprio bagaglio di economia e finanza. E, in questo modo, trovarsi molto meno impreparato quando gli verrà chiesto come intenda investire i propri soldi.
Certamente la MIFID2. I rischi derivanti dai prodotti proposti in banca o da consulenti finanziari devono essere sempre esplicitati nei prospetti informativi. Lo prevede proprio la nuova direttiva. Naturalmente, il risparmiatore deve PRIMA farselo dare, e DOPO deve riuscire a capirlo. E solo educandosi e facendosi un po’ più furbo riuscirà a farlo.
Un altro tema sono chiaramente i costi, anch’essi adesso obbligatoriamente dettagliati grazie alla MIFID2. Il Sole 24 Ore ha recentemente fatto un’indagine in merito. Da essa si evince che, negli ultimi 10 anni, i fondi comuni hanno dato alla banca il 54% del rendimento, e solo il 46% sia finito nelle tasche del cliente.
Quindi, capire questi aspetti è a dir poco fondamentale.
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