Il Professor Carlo Cottarelli, Direttore dell’Osservatorio dei Conti Pubblici, è intervenuto alla presentazione del libro “I dieci comandamenti dell’economia italiana” curato insieme a Alessandro De Nicola, Presidente di Adam Smith Society.
Questo libro si propone di affrontare in modo rigoroso ma divulgativo i principali nodi da sciogliere dell’economia italiana. Attraverso il contributo di specialisti delle diverse materie, vengono analizzati temi che sono tutti i giorni dibattuti, con più o meno competenza sui media, come i conti pubblici o la tassazione, insieme ad altri dai quali dipenderà l’assetto della struttura economica del nostro Paese come i trasporti, le liberalizzazioni, le privatizzazioni, il sistema bancario e finanziario, nonché la politica industriale. Ma anche argomenti che hanno certamente un pregnante risvolto economico e una valenza sociale di primaria importanza, come la previdenza, l’università e la sanità.
“Spendere meglio per l’Italia vuol dire smettere di fare tagli lineari, cioè cercare di adattare i tagli a quella che è la situazione di efficienza. Se una parte della pubblica amministrazione è già efficiente non dovrebbe veder tagli ai suoi finanziamenti. Se invece sono delle parti che non sono efficienti, è lì che bisognerebbe ridurre i finanziamenti“.
“Spesso si associa il taglio di spesa con un taglio dei servizi forniti alla popolazione. Non deve essere necessariamente così. Però non possiamo neanche negare che qualcuno, se si spende di meno, qualcuno riceve di meno dallo stato, e quel qualcuno si lamenterà sempre. La cosa fondamentale per vedere se si tratta di uno spreco oppure no è andare a vedere se quei soldi vanno a beneficiare qualcuno o vanno a beneficiare l’intera società, e bisognerebbe definire spreco quello che va a, diciamo, aiutare chi non ha bisogno effettivamente di un aiuto, e quindi non c’è una motivazione sociale per queste spese“.
“Secondo alcuni tagliare le spese è meno recessivo che aumentare le tasse. Io sinceramente credo che nell’immediato, nel breve periodo, se io taglio la spesa ci sarà un effetto recessivo comunque, nell’immediato; questo non vuol dire che non sia necessario. Purtroppo, per evitare guai peggiori, delle volte è necessario fare un sacrificio nell’immediato. Se mi si chiede nel lungo periodo, io credo che al di là dell’effetto di breve periodo, sia meglio per un paese come l’Italia, dove la spesa è ancora abbastanza inefficiente, sia meglio tagliare la spesa piuttosto che aumentare le tasse. Nel breve periodo credo che la storia sia diversa, cioè c’è comunque un effetto recessivo anche se la spesa“.
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