PIR. L’evento dell’anno nel 2017 | Mercati Che Fare

Evento dell’anno, i PIR stanno cambiando radicalmente non solo il mondo del risparmio, ma anche le imprese. Con Massimo Doris analizziamo gli effetti e le prospettive di un mercato, che sta prendendo sempre più forma. Massimo Doris, Amministratore Delegato di Banca Mediolanum.

Perché si è tirato il carro ai PIR?

Perché venuti a conoscenza della normativa, si è capita subito la sua importanza per dare una spinta all’economia italiana. Si è vista anche una grossa opportunità di business nel collocare questi prodotti alla clientela. E lo sgravio fiscale dei PIR è certamente molto gradito dai clienti.

Questi prodotti, comunque, servono chiaramente ad aiutare le imprese italiane. I PIR consentono alle imprese di trovare capitali più facilmente, ed anche finanziamenti. Questo perché i PIR investono in strumenti emessi da aziende italiane. E strumenti significa azioni ed obbligazioni.

E non è necessario essere quotati per emettere obbligazioni…

Assolutamente no. L’azienda emette un’obbligazione che viene poi quotata sui mercati appositi, ma l’azienda che l’ha messa resta fuori dai mercati. Quindi, se l’azienda necessita di finanziamenti o di capitali, i PIR possono intervenire finanziandola od investendoci.

In altre parti del mondo, strumenti equivalenti ai PIR c’erano già da tempo

Il 2017 è stato l’anno dei PIR. Introdotti dal Governo a gennaio, e con aspettative per 1,8 miliardi di € nel primo anno, si prevede chiuderanno l’anno con una raccolta netta di 10 miliardi. Un successo insperato, ma prevedibile. Soprattutto se si guarda quanto accaduto con forme di investimento simile nel resto del mondo.

Iniziamo dal Regno Unito. Qui ci sono gli ISA. Esistono già dal 1999, ed hanno raccolto oltre 500 miliardi di sterline. In Francia esistono i PEA. Sono presenti dal 1992, ed hanno raccolto 120 miliardi di euro da allora. Esistono forme simili ai PIR anche in Giappone. Qui ci sono i NISA, che dal 2014 hanno raccolto 78 miliardi di €. In Canda ci sono i TFSA. Presenti dal 2009, hanno raccolto oltre 150 miliardi di dollari.

Per il 2018, il Governo continua a puntare sui PIR. La prossima legge di bilancio prevede l’ampliamento al settore immobiliare; la sottoscrizione anche da parte dei minorenni; importanti agevolazioni per le quotazioni delle PMI. L’obiettivo, adesso è di 70 miliardi di € in 5 anni.

Previsioni azzardate per il futuro, queste ultime, o realizzabili?

Non tutti gli operatori si sono mossi sul mercato. E’ quindi probabile che i 70 miliardi possano anche essere superati. Il vantaggio per finanziare le imprese è evidente.

I PIR arrivano proprio mente salta il sistema bancocentrico. E’ un vantaggio in più?

Sì. La dipendenza dalle banca sta calando ovunque, in tutta Europa. E c’è proprio il desiderio di far sì che questo trend continui. In Europa, attualmente, le imprese sono finanziate per un 70% dalle banche, e per il 30% dai mercati. In America è l’opposto.

Si vuole cambiare, ed andare verso trend americani, perché se si ripresenta una crisi economica, le banche possono riandare velocemente in difficoltà. Questo creerebbe un problema a tutti i governi, visto che i risparmi depositati in banca vanno tutelati. Se le imprese facessero più affidamento sul mercato, il problema si ridurrebbe moltissimo. Quindi, emissione di obbligazioni che verranno sottoscritte dai fondi. Ed in questi fondi ci sarebbero i risparmi degli italiani. Per cui, i risparmiatori investirebbero sì in uno strumento più ondivago del conto corrente, ma certamente più remunerativo.

In Europa si sta dicendo alle banche di avere più capitale a copertura di un singolo investimento, per far sì che questo fatto pesi sui bilanci, e costringa le aziende a rivolgersi al mercato, visto che la banca deve mettere parte dei propri capitali  al sicuro come riserve per i finanziamenti giù prestati. Non potendone concedere troppi, quindi, il rivolgersi al mercato delle imprese sarebbe praticamente obbligato.

C’è un altro vantaggio in questo cambiamento. Le banche normalmente prestano a 18 mesi, perché questo pesa poco sui loro bilanci. Ma essere investiti a breve impedisce di fare piani industriali di ampio respiro. Se invece un’impresa emette un prestito obbligazionario di lungo respiro, per tutta la durata dovrà pagare solo gli interessi. Alla fine, rimborserà il debito.

E’ quindi bene per una azienda dividere il debito. Parte a breve con la banca, per finanziare il circolante; parte a medio-lungo con obbligazioni. Più care, ma certamente di maggior respiro. E, se possibile, quotandosi, anche con il capitale che proverrebbe dalla quotazione.

In questo modo il debito è molto più garantito e garantibile; la banca, inoltre, andrebbe subito ad abbassare i tassi d’interesse, visto che non sarebbe più l’unica a concedere soldi in prestito.

I PIR sono stanti importanti anche per la crescita delle Borse

Piazza Affari vale l’1% della capitalizzazione delle Borse mondiali. Nel 2000 era tra le prime 10 piazze del continente, e rappresentava il 68% del PIL; aveva 818 miliardi di capitalizzazione. Nel 2016, grosso ridimensionamento. Adesso rappresenta il 32% del PIL, ed ha solo 525 miliardi di euro di capitalizzazione. Ma nel 2017 si sono raggiunti i 631 miliardi, un trend che fa ben sperare per il futuro.

Se consideriamo Gran Bretagna, Francia e Germania, le cifre degli altri sono ben superiore. La prima ha 2880 miliardi di € di capitalizzazione; la seconda 2310; la terza 1844. La strada, per noi, è ancora lunga.

Il rapporto tra capitalizzazione e PIL offre un quadro sintetico del peso della finanza sull’economia reale di una nazione. Il divario cresce ancora se usciamo dai confini europei. In America siamo a 20624 miliardi, ovvero il 135,1% del PIL. In Giappone a 5036 miliardi, cioè il 1012% del PIL.

Per numero di aziende quotate, siamo ancora il fanalino di coda. Solo 313 aziende rispetto alle migliaia di USA e Giappone, al doppio della Gran Bretagna, ed alle centinaia in più di Francia e Germania.

La crescita delle Borsa rappresenta l’effetto PIR, con il maggior numero di nuove quotazioni dei tempi recenti…

Il vero effetto PIR si vedrà il prossimo anno. Le quotazioni aumenteranno il prossimo anno. Quelle di quest’anno sono l’effetto, ancora, solo di un’economia migliorata. Molte aziende si stanno interessando, fortunatamente, alla quotazione. Alcune sono pronte; molte lo saranno nel futuro prossimo. Anche i costi delle quotazioni, per esempio, sono adesso deducibili fiscalmente per il 50%.

E’ cambiato qualcosa nelle banche? Siamo alla fine dei problemi, o ci saranno altre sorprese?

I problemi più grossi sono stati risolti. Non sono risolti tutti. Ci sarà ancora una grande rivoluzione, con grandi accorpamenti. Ormai, per fare la banca, ci vogliono certe dimensioni. I costi da affrontare, infatti, sono parecchi. Per primi, quelli regolamentari. Poi ci sono quelli degli aggiornamenti tecnologici, richiesti in primis dalla clientela. Quindi, bisogna investire. Le aggregazioni, di conseguenza, saranno indispensabili.

Come ultima cosa, puntualizziamo che la tecnologia serve, e parecchio. Ma accanto ci vuole la persona. Questo per affrontare temi personali, di investimento. La maggior parte delel persone vuole vedere qualcuno negli occhi.

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