Ci avviamo alla chiusura un 2019 molto positivo, che ha compensato parte delle perdite dell’anno precedente. È ora di fare il punto della situazione in vista del nuovo anno che si preannuncia con i favori del pronostico, ma anche con qualche incognita che potrebbe pesare. Il punto sui mercati è a cura di Alberto Zorzi, Vice Direttore Generale Direzione Investimenti.
I mercati sembrano far propria l’idea che il ciclo economico si vada consolidando, e che sia scongiurato un rallentamento. Ce lo dicono le performance molto buone dei mercati azionari, e una certa debolezza di quelli obbligazionari, dove istintivamente gli investitori avevano trovato rifugio. Poi, un altro tema che vale la pena segnalare, sebbene molto locale, la performance a due cifre dell’indice All Share italiano, che ci segnala che probabilmente il pasticcio sui Pir è stato finalmente risolto.
Io innanzitutto partirei con un dato di fatto. Il 60 per cento delle obbligazioni denominate in euro e con merito di credito elevato ha rendimenti negativi. In un mercato dove le banche centrali hanno ripreso a comprare titoli sul mercato, questo 60 per cento difficilmente scenderà, e probabilmente aumenterà. Quindi è importante la gestione attiva per muoversi in questo contesto, ma anche poi per arrivare su asset class nuove.
Il 2019 è stato sicuramente un anno molto buono, ma non dobbiamo dimenticare che in parte ha compensato le perdite accumulatesi nel 2018. Se guardiamo il tutto su orizzonti temporali un po più lunghi, rimangono performance molto buone, ma più fisiologiche. Detto questo, è indubbio che ulteriori guadagni in conto capitale dipendono da una ulteriore compressione dei premi al rischio. In questo senso, noi non ci sentiamo di trasmettere grandi aspettative ma, nonostante questo, i premi al rischio si possono tradurre in rendimenti interessanti per i portafogli, soprattutto in un contesto in cui i tassi di interesse rimangono molto bassi e le banche centrali continuano a supportare il mercato dei titoli di stato.
Allora, tralasciando il caso di shock esogeni, che per loro natura noi non possiamo prevedere, quand’è che i mercati azionari invertono il trend? Quando gli utili aziendali vengono messi sotto pressione da un ciclo economico che si fa problematico, oppure quando gli investitori trovano nel mercato obbligazionario le alternative più interessanti e meno volatili, e noi non vediamo materializzarsi questi rischi. Indubbiamente il 2019 difficilmente lo rivedremo ma noi, nelle nostre soluzioni flessibili, continueremo a investire in strategie di natura azionaria.
I tassi di cambio… innanzitutto dobbiamo tenere presente che sono strumenti volatili. La volatilità del cambio euro/dollaro è superiore a quella di un titolo decennale americano, quindi le valute dei paesi sviluppati, dove i premi al rischio sono molto compressi, hanno un loro interesse, una loro logica in termini di risk management. Diverso il discorso, invece, per i paesi emergenti in portafogli diversificati e che guardano sufficientemente avanti. Il premio al rischio associato a queste valute può effettivamente tradursi in rendimenti interessanti.
Sono sviluppi che vanno sicuramente accolti con favore, e se verranno effettivamente tradotti in legge, le SGR riproporranno certamente questi strumenti. Per chi ha orizzonti temporali medio lunghi, e per chi capisce la forza dei piani di accumulo, sono sicuramente strumenti che si confermano molto interessanti.