Post referendum. Dopo la vittoria del “NO” al referendum costituzionale analizziamo insieme ad Alessandro Plateroti, vicedirettore de” Il Sole 24 Ore”, le prime reazioni dei mercati finanziari e del sistema bancario Italiano.
“Mercati che fare“, trasmissione condotta da Leopoldo Gasbarro per TGCom24 e Banca Mediolanum.
Non è una novità cosa sta succedendo per i mercati. Dal 1945 ad oggi ci sono stati 61 Presidenti del Consiglio. E’ una crisi politica e non finanziaria. Sui mercati c’è sostanziale stabilità su quello azionario, poche scosse su quello obbligazionario. Divisione netta tra pericolo sistemico per l’Italia ed un pericolo politico per noi stessi. Crisi politica riguarda il breve, forse (speriamo di no) medio periodo.
Diversificare non solo per asset, ma per aree geografiche, è fondamentale. Mondo ad elevatissima volatilità, per ridurla è indispensabile diversificare asset e geografie. La regola è sempre la stessa. Affidarsi ai professionisti, perché non tutti sappiamo come investire.
Molti parlano di patriottismo finanziario, ma non è solo quello. Il miglior titolo il giorno dopo il referendum è stata la FIAT, cioè gli esportatori. Una svalutazione dell’euro, post referendum e con l’aiuto della BCE, è da tenere di conto, anche pensando al rafforzamento del dollaro.
Auguriamoci che il mercato dei capitali sia in grado di aiutare dal solo le banche. Purtroppo l’Italia non si aiuta. Non è un mercato da “mercato dei capitali”, ma è un sistema bancocentrico, dove il credito passa ancora per le banche. Quindi, in un momento di difficoltà sistemica, è difficile trovare i soldi per gli aumenti di capitale delle banche. Molta dipenderà non solo da noi, e dalle nostre scelte, ma anche da ciò che farà l’Europa. Risparmiatore molto cauto sul sistema bancario. Deve guardare all’evoluzione della regolamentazione. Tutti percepiscono un soffocamento da parte delle regole. Ciò detto, le banche rappresentano ancora l’unico, grande, vero canale di finanziamento dell’economia. Quindi, molta attenzione, soprattutto sui prodotti bancari, come le ormai famose obbligazioni subordinate. Ricordarsi anche che NON tutti i bond bancari sono cattive obbligazioni, anzi, soprattutto all’estero.
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