Intervista ad Alberto Cattaneo, del team delle gestioni patrimoniali Ersel, in merito allo scenario macroeconomico globale.
Il sorprendente esito delle elezioni americane ha portato osservatori e mercati finanziari a rivedere significativamente lo scenario per il 2017. Dal punto di vista politico, una presidenza americana molto più concentrata sugli affari interni avrà delle conseguenze nelle reazioni internazionali sia con l’Europa che con la Cina. Quindi con tutta l’aria del Pacifico. Per quanto riguarda invece i temi economici, l’agenda del nuovo presidente sembra anche qui concentrata molto a far migliorare le condizioni interne della classe media americana, penalizzata dall’ultimo ventennio di globalizzazione.
Che scenario macroeconomico sara? E’ ancora molto presto per dire quali saranno le effettive politiche economiche che il presidente americano varerà. Però mercati e osservatori sono concordi nel dire che assisteremo a quello che viene comunemente chiamato “uno scenario reflazionistico”. Ovverosia delle politiche macroeconomiche soprattutto incentrate su aumento della spesa pubblica ed una riduzione delle tasse, volte a far aumentare sia il PIL reale, che la dinamica dei prezzi, quindi il PIL nominale. E’ quello che si chiama quindi uno scenario di tipo reflazionistico. Le misure che verosimilmente l’amministrazione Trump vorrà porre in essere saranno riduzione delle tasse, aumento della spesa in infrastrutture, e misure che dovranno facilitare il rimpatrio dei profitti delle imprese americane effettuate all’estero.
Tutto questo senza contare poi altro un’altro tipo di misure che potrebbero venir implementate, ma che sono molto più dannose per il commercio e L’ecpnomia internazionale. Come appunto il protezionismo, o addirittura misure volte a eliminare l’immigrazione clandestina negli Stati Uniti. Entrambe questo tipo di misure potrebbero avere delle conseguenze negative sul potenziale americano. Quindi avere degli effetti che possono essere più visti dal lato negativo che non da quello positivo.
Però i mercati in questa fase sembrano più intenzionati a guardare i primi aspetti, quelli elencati come aspetti positivi, quindi la riduzione delle tasse e il maggior stimolo fiscale. Per questo abbiamo avuto dei movimenti sulle asset class principali solo su questi temi positivi. Ovvero salita dei tassi di interesse, perché dovremmo avere una situazione più elevata ed un’economia in crescita. Un rafforzamento del dollaro proprio perché le misure di maggior stimolo economico e di salita dei tassi d’interesse dovrebbero portare a una FED più “hakwish”. Questo vuol dire più incline ad alzare i tassi d’interesse. Perciò questo dovrebbe sostenere il dollaro.
E infine abbiamo avuto una miglioramento dei mercati azionari. In particolare tutto ciò che sono stati i temi interni legati all’economia americana sono andati bene. In particolare i finanziari. Le società più orientate all’esportazione non hanno seguito in maniera cosi’ aderente alla risalita dei mercati. Il tema, quindi, della reflazione, e’ stato giocato su tutte le principali asset class, non solo statunitensi, ma anche degli altri mercati. Infatti dei paesi emergenti sono risultati penalizzati da questa fase. Le commodities hanno avuto un andamento generalmente positivo, ‘complice’ anche una serie di accordi sia a livello OPEC che non OPEC per stabilizzare, se non incrementare, le quotazioni del petrolio.
Per quanto riguarda le altre aree ed il relativo scenario macroeconomico, in Europa l’evento più rilevante è stata la decisione della BCE di estendere la fase di stimolo monetario di quantitative easing. Lo farà attraverso un allungamento delle scadenze entro le quali verrà attuato questo stimolo monetario. Va notato che, contemporaneamente all’allungamento delle scadenze, vi è anche una piccola riduzione della quantità di titoli mensilmente acquistati. Pero’ l’effetto netto è un’espansione ulteriore del bilancio. E questo è stato salutato da operatori e dai mercati comune un effetto positivo sull’economia. Economia reale europea che in questo momento si sta muovendo in linea con quanto erano le previsioni formulate ad inizio anno. Quindi una crescita superiore all’1%, e con prospettive di mantenimento di questa velocità di crociera anche per i prossimi trimestri.
Per quanto riguarda Giappone e paesi emergenti non si segnalano novità di rilievo, soprattutto per quanto riguarda la Cina. Le prospettive economiche continuano ad essere di stabilizzazione senza che però i problemi strutturali di fondo che gravano sull’economia cinese siano stati risolti o ci siano prospettive perché vengano risolti in tempi brevi.
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