Pazienza. Saperla esercitare è importante | Morningstar

A 10 anni dalla crisi, Kevin Johnson di Dodge & Cox scommette sui mercati emergenti e sul settore finanziario. E invita gli investitori a ricordare le lezioni di questo decennio, e ad esercitare l’arte della pazienza.

Un’esposizione azionaria globale è soprattutto un’esposizione ai mercati sviluppati, con ovviamente gli Usa che prendono la fetta più grossa. Ora, dopo un rally durato otto anni, gli investitori sono scettici riguardo alle valutazioni azionarie. Dove trovate valore in questo momento?

Sì, è un’ottima domanda. Il mercato americano ha fatto particolarmente bene. In quanto investitori “bottom up”, noi guardiamo alle imprese individuali. Continuiamo a trovare valore, sia nei mercati sviluppati che in quegli emergenti. Detto questo, attualmente sottopesiamo i paesi sviluppati, in particolare gli Usa, relativamente al benchmark, parzialmente a causa delle elevate valutazioni. Troviamo molte opportunità nei mercati emergenti e quindi siamo sovrappesati rispetto agli indici più usati.

Restando all’interno dei mercati sviluppati, comunque, ci sono aree come quella finanziaria che troviamo attrattive; questo grazie alle interessanti valutazioni. Crediamo sia pericoloso generalizzare. Gli emergenti non sono tutti uguali e nemmeno gli sviluppati sono tutti uguali. E anche all’interno dei paesi avanzati ci sono importanti differenze nelle valutazioni.

Come ha menzionato, voi siete particolarmente positivi sul settore finanziario, nonostante la volatilità. Come mai?

La prima ragione riguarda le valutazioni. Nonostante molte aziende finanziarie, negli Usa, in Europa o nei mercati emergenti, abbiano fatto un grande lavoro nel vincere molte delle sfide del post-crisi, le loro valutazioni restano a un livello simile a quello visto durante la crisi. Hanno molto più capitale; bilanci più in ordine; molte banche si sono ristrutturate e si sono liberate dai crediti deteriorati. Pensiamo che le valutazioni riflettano delle aspettative molto basse. Non crediamo serva molto per vedere le cose andare bene. Pensiamo anche che i tassi d’interesse saliranno nel corso dei prossimi cinque anni; in questo caso le società finanziarie ne trarranno beneficio. Allo stesso tempo crediamo che non sia per forza necessario un rialzo dei tassi per ottenere dei benefici in questo settore.

Infine, dieci anni fa abbiamo vissuto l’esplosione della più grande crisi finanziaria dalla fine della seconda guerra mondiale, probabilmente. Qual è secondo lei la lezione che gli investitori dovrebbero tenere a mente dopo questo decennio? Bisogna avere pazienza?

Ottima domanda. Credo che la lezione chiave sia quella di ricordare l’importanza di avere un lungo orizzonte temporale e di essere pazienti. E di seguire il proprio approccio. Una delle peggiori decisioni che si potessero prendere nel 2009/2010 era quella di cedere al panico e uscire dai mercati azionari, e poi perdere la ripresa.

Quindi pazienza, persistenza, e direi anche che nessuno è particolarmente bravo nelle previsioni; si dovrebbe sempre essere scettici sul raggio di risultati possibili, che è spesso più ampio di quanto si pensa.

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