Nel video a cura di Mario Noera, Docente di economia degli intermediari finanziari presso l’Università Bocconi di Milano, si parla del trend del momento, il bitcoin, la più famosa delle criptovalute.
Il bitcoin è senza dubbio il fenomeno finanziario dell’anno. Dagli inizi a pochi centesimi di dollaro nel 2009, siamo già a 17.000 $, con crescita meteorica nell’anno. Alcuni “esperti” giurano che potrà arrivare anche a 50.000 o 100.000 dollari in un futuro molto prossimo.
Anche se quest aumento da “moltiplicazione dei pani e dei pesci” appare inverosimile, non si può escludere che continui per qualche tempo. Questo perché la grande finanza è arrivata al bitcoin, costruendoci sopra derivati e fondi di investimento. Il problema è che nessuno sa ancora bene cosa sta comprando. La vera natura del bitcoin, infatti, non è facilmente definibile, e la sua valutazione è incerta, anzi, totalmente aleatoria.
Il valore di ogni moneta è dato dall’accettazione che ha come mezzo di scambio; il suo valore è quello delle merci che con essa si possono acquistare. Il successo di bitcoin come moneta dovrebbe quindi dipendere dal poter essere spesa. Anche Microsoft ed altre grandi aziende lo stanno accettando come sistema di pagamento.
Non è certamente per queste ragioni che bitcoin si è apprezzato nel 2017 del 1300%. Le transazioni in questa criptovaluta sono ancora un numero infinitesimale, infatti. La verità è che ormai il bitcoin è una mania, cioè in un investimento altamente speculativo. Come tale, il suo valore prescinde dalla sua funzione. E’ quindi una bolla speculativa come i tulipani nel 1600?
Le origini probabili di questa bolla non stanno però solo nell’irrazionalità degli investitori. Le ragioni del suo successo sono fondamentalmente due.
La prima sta nella tecnologia blockchain. Il bitcoin è un borsellino digitale, una specie di cartella di file, che si trova sul nostro computer, ed è facilmente trasferibile via Internet. L’inventore del bitcoin, il geniale Satoshi Nakamoto, ancora sconosciuto, ha costruito il borsellino per essere autosufficiente; non ci vogliono banche centrali che creino moneta e la garantiscano. il bitcoin si certifica da solo, attraverso l’attività degli utenti stessi.
Ogni volta che c’è una transazione, la transazione stessa ed i dati della medesima sono validati come un blocco aggiuntivo della criptovaluta. Sono aggiunti al file della moneta, e circolano con essa. Le informazioni ivi contenuti non possono essere modificate senza le password di tutti gli altri utenti. La criptovaluta contiene, quindi, tutte le transazioni avvenute sin dalla sua creazione, come un gigantesco DNA digitale.
E’ chiaramente la tecnologia blockchain, nascosta dentro il bitcoin. Essa può cambiare molte cose, non solo le criptovalute. Bisogna quindi stare molto attenti a non confondere il bitcoin con la sua tecnologia.
L’altra intuizione geniale sta nella scarsità della criptovaluta. la creazione di bitcoin assomiglia, infatti, ad una gigantesca caccia al tesoro. Ci sono infatti solo 21 milionid id bitcoin dormienti nella Rete. E sono utilizzabili solo se attivati, con un procedimento detto “mining”, cioè la scoperta delle chiavi segrete di ciascuno di essi. Chi lo fa è un miner, cioè un minatore, perché scava nei codici alla ricerca delle chiavi di decrittazione.
I miners mettono a disposizione dle sistema anche la potenza di calcolo dei loro computer. Infatti, per gestire il continuo aumento della blockchain, ci vuole una enorme potenza di calcolo e di energia elettrica. Ogni transazioen allunga la blockchain, e trascina dietro di se la catena in aumento.
Per potersi espandere, il sistema deve quindi divorare quantità potenzialmente sempre crescenti di energia, quindi infinite. Ciò non è chiaramente possibile.
Come per i tulipani olandesi nel ‘600, quando la domanda incontra la scarsità dell’offerta, la bolla diventa irresistibile. Quanto possa durare tutto questo, nessuno lo sa. E, prima o poi, tutte le rivoluzioni diventano normalità. Quanto vale un tulipano, a parte essere un bel fiore?