Intervista a Marco Nascimbene, gestore del fondo Fondersel PMI, sulle prospettive del mercato azionario italiano. Come è andato maggio? E cosa ci aspetta?
Il mese di maggio è stato caratterizzato da una notevole turbolenza sui mercati azionari internazionali a causa dell’escalation della guerra dei dazi. Questa situazione ha colpito in particolare i settori ciclici e quello automobilistico. A questo si aggiunge l’attesa per le elezioni europee in Europa, che alla fine ha avuto un esito in linea con le attese, od anche con un’affermazione leggermente inferiore dei partiti sovranisti e populisti.
A livello italiano invece si è avuta una forte affermazione della Lega a discapito dei Cinque Stelle. Questo ha portato un notevole nervosismo all’interno della maggioranza, ed anche a un aumentare delle preoccupazioni sulla prossima manovra finanziaria che dovrà essere portata avanti in autunno, con lo spread che è tornato verso i massimi degli ultimi mesi, in concomitanza tra l’altro con l’inizio della procedura di infrazione da parte delle autorità europee all’Italia per deficit eccessivo.
A questo punto la situazione continua a restare difficile, sia per i problemi internazionali a cui accennavamo prima, sia per quanto riguarda l’Italia per i problemi relativi alla situazione del deficit pubblico. Questo probabilmente continuerà a riverberarsi sul comportamento degli investitori anche per i prossimi mesi, finché non si arriverà alla redazione della legge di bilancio in questo autunno.
In questo contesto pertanto noi restiamo con un atteggiamento generalmente prudente, in particolare sul settore finanziario e su quello bancario, che sono i più impattati sia dai problemi dell’Italia e dal livello elevato dello spread, sia comunque per il livello basso di crescita economica che si è visto in Europa, con un rallentamento della crescita, e in particolare in Italia. Dall’altro lato, vista la forte discesa che si è avuta nel corso del mese, iniziamo a riguardare con interesse alcuni titoli ciclici, alcuni titoli magari legati ai consumi interni, che erano stati penalizzati in maniera eccessiva, e nello stesso tempo continuiamo a preferire i titoli di quelle società che hanno livelli di ricavi e di utili quindi maggiormente prevedibili, e che quindi sono meno impattati da un eventuale maggiore rallentamento dell’economia anche per il futuro.
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